Storie naturali e strafottenti

Al Mercadante di Napoli il progetto dedicato alle opere di Patroni Griffi

    di Teresa Mori

Dal 9 all’11 gennaio, al Teatro Mercadante il secondo debutto del ciclo di spettacoli del progetto dello Stabile di Napoli “Storie Naturali e Strafottenti” dedicato alle opere di Giuseppe Patroni Griffi. Il carosello di allestimenti scenici tratti dalle opere dell’autore di “Ragazzo di Trastevere”.

Patroni Griffi è noto al grande pubblico anche per le regie cinematografiche e televisive. Ma è stato perlopiù scrittore, attività alla quale teneva molto perché, diceva, "voglio sentirmi superiore ai registi, loro non sanno scrivere". 
Così, oltre che per una celebre “Tosca” in diretta tv, o per le regie di Pirandello (in teatro) e di "Addio fratello crudele" (sullo schermo) Patroni Griffi va ricordato per i romanzi e i racconti intensi e appassionati, come "Scendeva giù per Toledo" o “La morte della bellezza”; e naturalmente per quel ciclo di commedie nate per la Compagnia dei Giovani, "D'amore si muore", "Anima nera", "Metti una sera a cena", dove brillavano l'intelligenza curiosa e la dolcezza degli affetti, che legavano l'autore ai suoi interpreti. 

Il Teatro Stabile di Napoli gli dedica quindi un intero ciclo di allestimenti che dal debutto del 3 novembre 2014 sollazzeranno gli appassionati del genere fino al 15 marzo 2015.

Dopo “D’estate con la barca” per la regia di Luca De Fusco, venerdì 9 gennaio nella sala del Mercadante debutta “Il mio cuore è nel Sud” diretto da Mariano Rigillo, che ne è anche interprete insieme a Anna Teresa Rossini, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Antonio Izzo.

Atto unico guidato dalle musiche originali di Bruno Madera, eseguite dall’orchestra del Teatro di San Carlo ed accompagnato dalle voci soliste Elsa Ascione e Antonella Cozzolino. Prende le forme dal radiodramma in versi e prosa di Patroni Griffi trasmesso dalla Rai nel marzo del 1950 e vincitore nello stesso anno del premio Il microfono d’argento.

La storia è ambientata in una immaginaria città del sud, povera, degradata e popolata di vite disperate. In questo contesto si cala la vicenda della graduale discesa nella follia di una giovane madre, attratta da un fischio misterioso e incessante proveniente dalle finestre di un carcere: il canto di uno sconosciuto di cui la donna si innamora.

“…Ora, un nostro giovane scrittore, intelligente funzionario del nostro Ufficio Prosa, mi traccia brevemente un soggetto per cui chiede una musica d’un clima assai particolare in quanto presuppone l’uso d’un complesso jazzistico e, probabilmente, di espressioni jazzistiche in un clima d’arte necessariamente discosto da quello comune ad una musica di jazz. Penso che tu potresti ricavarne un problema sonoro di linguaggio e di timbro; e potresti farlo con la perizia che ti è particolare in quanto tu sei musicista di ricerca e non hai né limiti né esclusioni…”

«Questo – scrive Mariano Rigillo nelle note allo spettacolo – è un brano della lettera inviata da Alessandro Piovesan, lungimirante dirigente Rai degli anni ’50, al Maestro Bruno Maderna il 15 febbraio 1949, in cui, esponendo l’interesse per la creazione di un nuovo genere radiofonico e, anticipando gli aspetti salienti del lavoro di Patroni Griffi, fa anche riferimento alle caratteristiche che avrebbe dovuto presentare la composizione musicale. Il lavoro riflette le tendenze e le discussioni che animavano il panorama culturale italiano nell’immediato dopoguerra. Dal punto di vista drammatico il testo evidenzia l’interesse verso la dimensione sociale del racconto e gli strati più emarginati della società. Lo sguardo dell’autore sul dramma che si compie evita la compassione e l’identificazione dei personaggi e mostra tracce di una concezione straniante del racconto, trascurando i moti interiori della psiche, mettendo invece in risalto le implicazioni sociali della patologia mentale».





Back to Top