Pasqua a Madrid. Anche per i giovani

I riti della tradizione e le nuove generazioni lontane dalla sacralità della vita

    di Maria Regina De Luca

Le feste di Pasqua a Madrid non sono le comuni feste religiose che di solito si svolgono nelle città dei nostri giorni. Sembrano appartenere a tempi e luoghi lontani, sono come le feste dei paesi dove ancora resistono tradizioni che i minori di settant’anni non conoscono nemmeno per sentito dire. A Madrid, come in molte delle città spagnole e come nei nostri piccoli paesi un po’ meno vicini alla città, sembra che un’aria densa di qualcosa che abbiamo perduto, ma che ci è ancora vagamente familiare, tornasse a ricondurci indietro, a quando la funzione notturna della Resurrezione era uno spettacolo degno del miglior teatro barocco e obbedire ai precetti pasquali era doveroso come obbedire a un precetto amministrativo. Sarebbe difficile fare un resoconto di quanto avviene in questi giorni per le strade madrilene a partire dalla Domenica delle Palme, quando dalla Basilica di San Miguel esce la processione di Cristo della fede e del perdono e di Santa Maria Immacolata, Madre della Chiesa. Si celebra l’entrata di Gesù in Gerusalemme, tra canti e rami di palma che rievocano l’evento dal quale comincia il conto alla rovescia della vita del Redentore. La Via Crucis di mercoledì vede per le strade sfilate di fedeli mentre giovedì l’evento sempre più seguito è quello della processione di Maria Santissima della Esperanza e di Jesus del Gran poder, statue pesantissime che costringono i portatori a piegarsi, prostrati dalla sofferenza del corpo che la fede trasfigura in  viatico per lo spirito. Sabato va in giro per le strade, tra la folla festante, Nuestra Señora de la Soledad e domenica, finalmente, i sacri pellegrinaggi di statue e devoti lasciano il posto alla Resurrezione, a mezzogiorno, a Plaza Mayor, dove l’entusiasmo popolare è immenso e dove qualche scossa di terremoto artificiale ricorda quello naturale scoppiato al momento della morte di Cristo.

La partecipazione dei cittadini di qualunque età, dei visitatori, dei curiosi e dei molti fotografi che di queste fotografie arricchiscono il loro portfolio internazionale, è assoluta, convinta, spesso commossa ma, soprattutto, corale. A tal punto va detto che tutto ciò, da noi, non trova riferimenti. Non a caso, il Papa esortò i giovani a "non guardare la vita dal  balcone, ma entrare nell’ampio dialogo della vita". Perché i nostri giovani sembrano aver perso ogni contatto con la sacralità della vita, col trascendente o con quanto va oltre la quotidianità invasiva nella quale vivono e dove i contatti sono rapidi, essenziali, circoscritti all’immediato e, soprattutto, virtuali. La visione d’insieme, forse per disattenzione o per pigrizia, le generazioni precedenti hanno omesso di aprirle alle più giovani.

Pur disponendo di mezzi di comunicazione inesistenti solo pochi anni fa, i giovani sono oggi molto meno informati perché non si lasciano permeare da quanto avviene loro intorno, non sono indotti a osservare precetti religiosi o di altro genere, non hanno curiosità, la sacra curiosità che motivava ricerche, studi, letture, scambi d’idee,dialoghi, e tutto quanto ha generato conoscenza e cultura. Si spera che qualcosa si risvegli e che tornino in uso gli insegnamenti che spesso sembrano noiosi, invadenti, superati, obsoleti, datati, e sono invece poco meno della verità. Si spera che abbia audience presso i giovani almeno un’esortazione, quella di superare l’apatia nella quale non sanno di vivere, di interessarsi a cose che non conoscono e che giudicano aprioristicamente noiose o inutili, di sapere che spetta loro una vita piena e che, per chi viveva in modo monco come loro, si usava una volta un’espressione, frutto della sagace lingua napoletana, che ritroviamo in una poesia di cento anni fa: "Nun campa’ annascuso ‘e Dio". Ma qui per Dio s’intendono tante alte cose dalle quali i nostri giovani vivono di nascosto, tra le quali ci limitiamo a citare le letture, un certo tipo di musica, la poesia, un certo tipo di canzoni, un certo tipo di teatro…. E molto, molto di più.





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