Dietro una Leica

La passione di Ghester Sartorius tra storia e collezionismo

    di Mariangela Ranieri

Appassionati di fotografia, fanatici del corpo macchina, cultori dell'istantanea e del suo sviluppo, probabilmente conoscete la marca Leica, la sua origine, l'avanzata tecnologia che la contraddistingue, ma forse mai sareste in grado di descrivere ogni angolo di ogni singolo prodotto come invece seppe fare Ghester Sartorius. Esperto su scala mondiale degli apparecchi fotografici "Leica", autore nel 1991 di "Carte d'Identità della Leica" e nel 1998 di "Carte d'identità degli obiettivi Leica", tradotto in seguito anche in lingua inglese. Ghester Sartorius, nato nel 1917, napoletano, fu però, più di tutto, collezionista. Il collezionismo rappresenta il più alto grado di conoscenza di un oggetto,e bisogna considerare che il collezionista, quando si tratta di arte, come nel caso specifico, da possessivo diventa possedente. Nella maggior parte dei casi l'oggetto protagonista gode anche di un singolare valore economico, tanto che infatti oggigiorno mostre ed esposizioni pubbliche sono, in realtà, parte di collezioni private.

Ghester Sartorius era un commerciante di materie plastiche, sin dall'infanzia si interessò al collezionismo, da pietre, purché fossero strane, a francobolli, tanto da aprire un negozio specializzato negli anni '70, fino ad approdare nel porto dell'elettronica e della meccanica. Un giorno si recò in un negozio per arricchire di gadget il suo videoregistratore, e lì gli proposero l'acquisto di una Leica-flex, da allora non poté più distogliere lo sguardo dagli apparecchi fotografici e da ogni tipo di accessorio che a questi si legava, e ancor di più non poté più allontanarsi dal mondo Leica. "Quando mi gettai in quest'avventura non lo sapevo di certo, ma ora sono convinto che collezionare macchine fotografiche vuole anche dire investire bene il proprio denaro, se si pensa che qualche modello vale come un garage nel centro delle grandi città". Sartorius ha inoltre collaborato con importanti riviste del settore fotografico, tra cui "Magazine Leica", ed in un articolo datato Gennaio 1994 compilò una sorta di ricetta per potersi definire collezionista: in primo luogo conoscere ogni aspetto dell'oggetto protagonista, attraverso lo studio ed il confronto con voci esperte; è necessario, poi, usare la conoscenza raggiunta negli acquisti, verificando il buon funzionamento dell'oggetto, l'indice di rarità dovrà essere inversamente proporzionale alle condizioni in cui verte l'oggetto stesso; talvolta è possibile imbattersi in oggetti falsi o mal restaurati, anche in questo caso la conoscenza acquisita potrà rivelarsi utile; ed infine bisogna ricordarsi che il collezionismo è in primo luogo passione/ossessione, ma anche un investimento, tanto che nel 1993 la Christie's, casa d'asta di Londra, ha battuto la Leica 1a per 13.200 sterline.

La Leica (Lei-tz e Ca-mera) infatti rappresentava l'eden per Sartorius "avendola tra le mani procurerà sensazioni ed emozioni tanto particolari e intense che è impossibile descriverle". La prima nasce nel 1913 e fu ideata da Oskar Barnack, un tecnico delle officine Leitz di Wetzlar da Jena, con lo scopo di standardizzare la sensibilità della pellicola,studiò infatti la Ur Leica, un piccolo apparecchio in cui veniva inserita una pellicola, il 35 millimetri, che veniva esposta e sviluppata, un primordiale esposimetro. Quest'apparecchio fu rivoluzionario perchè rappresentò un primato per il formato così ridotto e la perfezione tecnica. Dieci anni più tardi da quest'idea nacque la Leica 0, un vero e proprio apparecchio fotografico, dal 1925 iniziò la produzione in serie. " Quale altro apparecchio al mondo consente di poter impiegare, ancora oggi, obiettivi ed accessori che videro la luce in anni ormai così lontani?"

La passione di Sartorius lo spinse, nel 1973, a dar vita ad una serie di incontri con altri 15 collezionisti, tra cui Domenico Zucco, Maurizio Rebuzzini, Marco Antonietto e Gianni Roghiatti, fino poi alla fondazione dell'Associazione Fotostorica Italiana nel 1981, di cui Sartorius fu anche Presidente nel '82, con lo scopo di riunire tutti gli appassionati  di macchine fotografiche e della fotografia in genere, e soprattutto per ampliare la circolazione di notizie, informazioni ed esperienze. Da quel momento il caotico mondo del collezionismo fotografico, privo persino di bollettini o cataloghi, godette della guida e del controllo di esperti nel settore.

La collezione a cui giunse nel 1999, grazie a quel suo famoso "annuncio sempre valido", era composta da circa cinquecento pezzi, di cui circa 160 apparecchi e la restante parte accessori, testimonianza dell'elevato valore economico erano le cassette di sicurezza della banca, dal momento che le bacheche di casa Sartorius erano quasi sempre vuote: "ho troppa paura dei furti e preferisco ammirare le mie predilette macchine fotografiche in occasione delle mostre dove mi invitano un po' in tutta Italia e all'estero". Oggi, al Museo Correale di Terranova a Sorrento, è possibile ammirare parte di quel tesoro: un Aletoscopio, brevettato e prodotto nel 1861 dall'ottico e fotografo veneziano Carlo Ponti; un Megaletoscopio dello stesso Carlo Ponti; una cassetta in legno contenente 24 fotografie di Carlo Ponti; un apparecchio fotografico da studio dei primi del '900 di Lamberti e Garbagnat ed una cinepresa in legno Esign Cinematograph Camera modello 3740. Il resto è stato acquistato da mani altrettanto esperte e delicate. Ghester Sartorius ebbe diversi riconoscimenti, e anche dopo la sua morte, avvenuta il 25 Settembre 1999, non fu facile dimenticare la sua inafferabilità.

Appassionati di fotografia, fanatici del corpo macchina, cultori dell'istantanea e del suo sviluppo, se fino ad oggi questo nome vi suonava nuovo, da domani ricordate "la costanza, la pervicacia del vero collezionista, l'irriducibilità, la conoscenza" di Ghester Sartorius. Dev'essere ricordato perchè fu storico essendo collezionista, e coi i suoi libri ed i suoi interventi fece fronte alla carenza letteraria sulla produzione Leitz. Lui non è mai stato un fotografo, a lui interessava la macchina, più che l'effetto gli interessava la causa. "Quando camminava, correva" (Luigi Crescenzi).





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