Un weekend orientale

Successo alla Mostra d'Oltremare per la nuova edizione del Festival delle culture dell'Est

    di Maria Neve Iervolino

Dal 23 al 25 settembre 2016 è tornato nel cuore del quartiere Fuorigrotta, presso il complesso fieristico della Mostra d’Oltremare, il Festival dell’Oriente. Il biglietto, comprensivo dei tre giorni al costo di 12 euro, ha avuto la funzione di passaporto per immergersi nella cultura e nella gastronomia orientale.

La sera dell’inaugurazione si è tenuta la cerimonia delle lanterne volanti. Nella cultura tradizionale cinese le lanterne di carta rappresentano fragili mongolfiere alle quali è possibile legare idealmente il proprio desiderio per presentarlo alle divinità, un evento emozionante che ha dato l’avvio alla festa.

All’interno della fiera è stato possibile vagare per i bazar in cerca di spezie esotiche e oggetti poco noti alla cultura occidentale, scoprire un rito che esiste anche in Italia, ma svuotato dei suoi valori, come quello del the giapponese: per i giapponesi la cerimonia del the è un vero culto sociale e spirituale, diverso dal break inglese che è penetrato in Italia.

All’interno della manifestazione orientale si è svolto anche l’Holi Festival, il festival della gioia e dei colori, in cui come segno di gioia e amore ci si dipinge vicendevolmente di tanti colori, questa popolarissima festa indiana è diventata la più attesa dai ragazzi partenopei. Il vero evento induista si celebra a ridosso della primavera, mentre a Napoli è arrivato poco dopo l’equinozio autunnale, per salutare l’estate che se ne va. La battaglia dei colori è un momento che rende uguali tutte le carnagioni e gli abiti: i sari si confondono con i jeans, e le caste vengono cancellate, il bianco perde la sua preminenza.

Per non rendere il Festival dell’Oriente un divertimento fine a se stesso sarebbe bello se fosse riuscito a trasmettere ai giovani che vi hanno preso parte il messaggio che la voglia di conoscere uccide il pregiudizio, postulato fondamentale in una società come quella odierna, sempre più variegata e multietnica, per comprendere che è possibile integrare riti e culture diverse senza snaturarsi.





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