Ritratti napoletani: Tommaso Bianco

Storia e aneddoti dell'attore che lasciò l'Areonautica Militare per il teatro

    di Armando De Sio

Tommaso Bianco, nato ad Arzano il 22 settembre del 1943 è sicuramente tra i più importanti attori di tradizione partenopea. Debutta con Eduardo, nel 1968. Ma sentiamo il suo racconto: «Era l’ottobre del 1968 quando mi presentai. […] Mi accompagnò al teatro San Ferdinando Gennarino Palumbo, indimenticabile amico che qualche volta, insieme a Ugo D’Alessio, mi aveva viso recitare nelle compagnie amatoriali napoletane. Prima di entrare Gennarino mi suggerì di chiamarlo “Direttore”, perché così lo chiamavano gli attori della sua compagnia, ed io, con sicurezza e molta faccia tosta esordii: “Buongiorno, Diretto’!  Sono Tommaso Bianco e sto per lasciare, dopo sei anni, l’Aereonautica Militare. Sono libero per fare il mestiere dell’attore, che da anni svolgo nelle compagnie giovanili, indossando, spesso, la maschera di Pulcinella, e amando molto il teatro di Raffaele Viviani e anche il vostro! Ho interpretato da poco il vostro straordinario Sik-sik e il Vicolo di Raffaele Viviani”. Lui rispose: “Vi piglio! Mi hanno già parlato di voi e quest’anno mi servono i tre figli di Filumena”. “Caspita, Diretto’, che bella cosa, grazie!” risposi, e lui “Scusate, Bianco, ma siete sicuro di lasciare il posto fisso?” Ed io: “Diretto’, ma io l’ho già deciso. Fra pochi giorni lo lascio e, anche se devo essere un mediocre rispetto a voi… Voglio fare il vostro mestiere per tutta la vita!”, “Stateve buono, Bianco! Vi faccio chiamare dall’amministratore!”. Questo fu il mio provino, e “la prima grande lezione” di Eduardo. Che ti guardava negli occhi e capiva le tue capacità.». Vari sono gli aneddoti della vita in compagnia di Tommaso Bianco, ma sicuramente questo che ascolteremo ancora una volta dalla sua voce è significativo: «Una volta in Sabato, domenica, e lunedì al Teatro Eliseo di Roma, interpretavo Raffaele, il fratello impiegato di banca e attore filodrammatico, già vestito da Pulcinella, mi addormentai in camerino […] il mio “vuoto” fu colmato dall’intervento della bravissima Isa Danieli […].

Eduardo non capì cosa mi fosse successo e continuò a recitare, ma, dopo i ringraziamenti alla fine del secondo tempo […] mi trattenne a sipario chiuso e mi chiese cosa fosse successo. “Direttò, veramente mi sono addormentato nei camerini”, “Ma forse gli altoparlanti non funzionavano?”, “No, funzionavano, Diretto’, solo che dopo pranzo ho preso delle pasticche di Buscopan per il mal di stomaco, che hanno fatto purtroppo da sedativo”, “A prossima vota stateve cchiù attiento!” concluse tra lo stupore di tutti. Ma le sorprese non finirono qui, perché il martedì successivo Carlo Argeri, dandomi la paga settimanale, mi fece notare un aumento di duemila lire al giorno, da seimila a ottomila, che Eduardo aveva deciso di concedere anche ad altri attori che percepivano il minimo retributivo.  “Grazie Diretto’!” gli dissi soltanto, era la sua “lezione di generosità” con cui mi invitava a mangiare in modo più salutare, evitando i mal di pancia che forse gli avevano ricordato i tempi difficili trascorsi assieme ai fratelli Titina e Peppino agli inizi della loro carriera.»





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