L'isola disabitata

Al Teatrino di Corte di Palazzo Reale in scena l'opera di Jommelli con la regia di Bauduin

    di Teresa Mori

Dopo anni di silenzio è tornata sulle scene "L'isola disabitata", una piccola opera in un atto di Niccolò Jommelli su libretto di Pietro Metastasio, al Teatrino di Corte di Palazzo Reale (le recite si sono tenute da giovedì 14 fino al 20 maggio), per la stagione lirica del Teatro di San Carlo. Lo spettacolo, che vede la regia di Mariano Bauduin, i costumi di Marianna Carbone, le scene di Dario Gessati, il disegno luci di Guido Levi e la direzione dell’esperto Rinaldo Alessandrini, si inserisce nella serie di celebrazioni del terzo centenario della nascita del grande compositore aversano e nel tentativo di  recupero della grande tradizione partenopea che è un leitmotiv delle ultime stagioni del Massimo napoletano un cammino intrapreso negli ultimi anni e che ha visto susseguirsi produzioni di successo come, "Il Marito disperato" e "Il Maestro di Cappella" di Domenico Cimarosa, "La Furba" e "Lo Sciocco" di Domenico Sarro e il "Don Trastullo" dello stesso Jommelli.

Composta per la corte di Stoccarda, "L’isola disabitata" è stata rappresentata per la prima volta al Teatro Ducale della residenza di Ludwigsburg il 4 novembre 1761, fu eseguita in tutto solo due vole: il giorno della prima e vent'anni dopo a Lisbona. Il libretto era stato scritto da Metastasio qualche anno prima, nel 1752, per il Teatro Imperiale di Vienna, ed era stato musicato da Giuseppe Bonno con un occhio di riguardo per la parte del protagonista, affidata al celebre castrato Farinelli. Il testo metastasiano, intriso di valori simbolici, si inscrive in quel progetto di riforma del melodramma che il celebre letterato portava avanti in quegli anni, ed ebbe un grande successo tanto da essere musicato, oltre che da Bonno e da Jommelli, anche da Haydn, Traetta, Spontini e Paisiello. E' uno di quei generi un po' spuri, come la "serenata" o la "festa teatrale", che venivano solitamente utilizzati in occasione di festeggiamenti. Non è un'opera vera e propria perché non rispetta la struttura canonica dell'opera seria, nel numero di atti, nella scelta dei soggetti e dei personaggi. Questa tipologia è più breve e molto spesso presenta soggetti legati alla mitologia o personaggi allegorici e divini, rigorosamente banditi dall'opera seria settecentesca.

L'edizione del Teatro di San Carlo si avvale di uno specialista del genere, Rinaldo Alessandrini, che ne ha curato anche la revisione stilistica e della regia di Bauduin, già apprezzato ultimamente al San Carlo per la ripresa della regia dell’ultima "Turandot" sancarliana. Gli interpreti sono: Silvia Frigato (Silvia), Raffaella Milanesi (Costanza), il tenore Alessandro Scotto di Luzio (Enrico), il basso Davide Luciano (Gernando) e Antonella Morea che in scena sarà Matilde Serao, a cui sarà affidato il compito di recitare l'antefatto della vicenda, ambientata alla fine dell'Ottocento.





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