Il ventre di Scampia

Emanuele Cerullo presenta la sua raccolta poetica sulla periferia e l'impegno civile

    di Redazione

Piazza Dante, sotto lo sguardo del sommo poeta il centro ha incontrato la periferia, e la poesia d’alienazione la partecipazione dei lettori. Il giorno ventotto ottobre presso il caffè letterario Il tempo del vino e delle rose Emanuele Cerullo ha presentato la sua raccolta poetica Il ventre di Scampia, edito da Neomediaitalia. A moderare l’evento la giornalista di Iuppiter News Maria Neve Iervolino.

Emanuele Cerullo, nato nel 1993 e cresciuto in una delle vele di Scampia, seguendo un intenso percorso di maturazione artistica, ha fatto dell’impegno civile nei confronti della sua terra e della sua realtà d’origine il punto focale della propria ricerca poetica. Proprio per la sua forte vocazione alla poesia civile, lontana dalla mera estetica, Cerullo ha suscitato non solo l’attenzione di poeti celebri come Bruno Galluccio, che ha presentato l’autore con parole di grande stima, ma anche delle istituzioni: ha infatti preso parte all’incontro in veste ufficiale anche l’assessore all’ottava municipalità di Napoli Maria De Marco.

La sala gremita di ragazzi ha dimostrato, in un momento di forte crisi della cultura umanistica, che è ancora possibile far convergere le opinioni di critica e pubblico riportando la poesia al centro del dibattito culturale contemporaneo.

La commistione tra arte e impegno per il territorio è stata il punto focale dell’incontro, ma guai a definire Cerullo il poeta di Scampia, come fa notare egli stesso “la periferia non è solo un luogo geografico, ma una condizione umana”. Quella condizione di abbandono dalla quale giovanissimo ha cercato di fuggire e che poi ha iniziato a comprendere grazie alle sue prima poesie.

Dalla prima raccolta Il coraggio di essere libero a Il ventre di Scampia la prospettiva di Cerullo si è ampliata, il suo obiettivo sarà delineare una trilogia poetica in cui Scampia, la periferia-centro di una citta tentacolare come Napoli, non è che un primo passo per giungere all’immensa realtà del Mediterraneo, in un discorso di ampio respiro sul rapporto tra l’alienazione dell’individuo e la globalizzazione del nostro tempo. Anche se la poesia sembra avere perso la sua funzione, momenti come quelli trascorsi in compagnia dei versi di Cerullo mostra che è ancora possibile per la parola rompere certe gabbie.

Solo una domanda senza risposta aleggia nell’aria alla fine dell’incontro: «Emanuele, sei liberato adesso?».

 





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