Viparelli al blu di Prussia

Creature A-bnormi in movimento statico

    di Sara Giuseppina D'Ambrosio

«Una delle mie più belle mostre». Così Carla Viparelli, pubblicando su facebook l’album delle foto più significative della sua personale Animazioni, ha congedato, il 31 dicembre, un 2013 ormai agli sgoccioli. Nonostante l’attesa delle nuove emozioni artistiche di questo 2014 ancora al suo esordio, ripercorriamo con piacere la mostra dell’artista partenopea che non ha lasciato indifferenti e che potrebbe fornire indizi su futuri incontri con le opere dell’artista, tanto realizzate quanto da realizzare.

Dal 27 novembre al 21 dicembre 2013, è stata la galleria Al blu di Prussia, Via Gaetano Filangieri, ad aprire le sue stanze ad Animazioni. La mostra, che contava ben sette opere dell’artista napoletana, era interamente dedicata ai suoi disegni animati. In questi, la materia statica a due dimensioni ne aggiunge una terza per creare un movimento che, per la ripetitività imposta, sembra conferire impressioni tra lo statico e il circolare.

Parte integrante, nella loro imprescindibilità, i titoli dei lavori. Lungi dall’essere semplici corollari o esemplificazioni finali per un fruitore pigro, sono la spiegazione ultima dell’attimo intellettivo che ha portato alla creazione artistica. Giochi di assonanze o composizioni di parole che riempiono, in alcune occasioni, il vuoto lasciato dalla semplice immagine, svelando la matrice lessicale di tutte le opere esposte.

Intrigante invito alla mostra Cavalcol, quasi un objet trouvé dal sapore surrealista, posto al piano terra, accoglieva appena entrati. Realizzazione plastica dell’omonimo disegno animato riprodotto in schermo, questo cavallo a dondolo, che ha barattato i suoi arti legnosi con bottiglie di alcol, già svelava il leitmotiv che univa tutte le opere: fusioni di parole evocanti immagini per lo più inattese.

Una volta raggiunto il primo piano, però, Cavalcol rivelava la sua natura di unico episodio anche materiale dell’intera esposizione. Intuizione felice, lasciava il posto ad una serie di soli disegni animati, che, talvolta, dopo aver strappato un sincero sorriso e aver punto l’intelletto con le loro provocazioni innocue, non invitavano ad una più profonda contemplazione. Così, ad esempio, l’irriverente Pipimbrello, con due instancabili ombrelli a sostituzione delle ali, o il vanesio Unicork, creatura leggendaria e familiare al contempo, per via del corno-cavatappi.

Con L’asola che non c’è, ancora, Carla Viparelli si è misurata totalmente con il fluire dell’acqua, facendogli occupare l’intera superficie, eccezion fatta per l’immobile bottone centrale, il quale si lascia appena lambire ma mai integrare dal movimento ondoso del fluido vitale (forse monito contro la natura troppo concreta e seria delle nostre isole irreali?). In questo caso il loop visivo cattura e non libera la nostra mente come un pendolo ipnotico.

Le creazioni di Viparelli, che tradiscono un’ispirazione duchampiana, sono la prova di un’arte che non ha paura di assaporare appieno la natura gioiosa del poter essere gioco. E, del resto, in gioco, o ancora in ambiente, possono tramutarsi tutte le opere esposte, come durante la presentazione aveva suggerito la stessa creatrice che, sostituendosi parzialmente al muro su cui era proiettato A-steroidi, si era lasciata inglobare dal disegno e assorbire dalla sua arte, in un gioco di affinità che rende il creatore parte della sua creazione.





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