L'insostenibile leggerezza del caffe'

Il potere della caffeina, l'importanza del dosaggio, il rito della tazzina

    di Mario Vittorio D'Aquino

‘Na tazzulella ‘e cafè cantava Pino Daniele evidenziando il vizio dei “potenti” o pseudo tali di lasciare nell’ignoranza il popolo, accontentandoli solo di una tazza di caffè. Invece Don Raffaè, in carcere, si sbalordiva di come fosse buono l’espresso nella celebre canzone di Fabrizio De André. Ma tanti altri sono gli esempi – nella letteratura così come nel cinema – che possiamo prendere in considerazione per celebrare la bevanda ottenuta dalla macinazione di semi di alcuni alberi tropicali appartenenti alla famiglia delle Rubiacee. Come l’iconica scena in cui John J. Dunbar (Kevin Kostner) spiega agli indiani pellerossa come ottenere il caffè nella premiatissima pellicola di Balla coi lupi, in cui il caffè stesso diventa oggetto cardine di intercomunicazione e relazione.

Chi lo preferisce amaro, chi zuccherato, chi schiumato o chi decaffeinato, l’abitudine è quella di usarlo come bevanda da compagnia – un po’ come il tè per gli inglesi – ma anche come sveglia dell’organismo. Questo per la sua proprietà intrinseca dovuta alla caffeina, principale sostanza contenuta nei chicchi del caffè ma anche nel cacao, nel tè e nel guaranà.

Insieme alla teobromina e la teofillina, la caffeina è considerata una delle sostanze psicoattive più usate al mondo e che può interagire con specifici recettori biologici che regolano la funzionalità del sistema nervoso, endocrino e cardiovascolare. E’ in grado di liberare i suoi effetti anche in piccole quantità, nell’ordine dei milligrammi (non più di 400 al giorno, come suggerisce l’EFSA. Da notare che una tazzina di caffè ne contiene 85) e già dopo 3-6 ore dall’assunzione i livelli plasmatici si riducono della metà. Essendo una sostanza lipofila – ovvero in grado di legarsi ai grassi – è in grado di attraversare le nostre membrane (ricche di lipidi, per la precisione fosfolipidi), in particolare arrivando al cervello così come nella placenta, accelerandone le funzioni motivo per il quale è consigliato ridurre le assunzioni di caffè in gravidanza.

Gli effetti di questa sostanza che dà vita ad una delle bevande più consumate al mondo sono innumerevoli e dispersi in più parti del corpo: al cervello, per esempio, aumenta l’eccitabilità e lo stato d’allerta così come l’insonnia. E talvolta fa a botte con la biodisponibilità di calcio, ferro e vitamina B2, uscendone vincitore. Nei meandri delle nostre cellule, la caffeina è anche in grado di liberare due ormoni, la noradrenalina e l’adrenalina, coinvolti nell’aumento della gittata cardiaca (motivo per il quale è sconsigliato a chi soffre di ipertensione o tachicardia), dell’aumento della pressione sistolica e della dilatazione dei bronchi.

Per i lettori appassionati di sport è doveroso ricordare come la caffeina, presa in quantità eccessive, sia anche una sostanza dopante e quindi che può essere rilevata negli appositi test. Ma presa nelle giuste quantità non solo aiuta il tono muscolare nella forza e nella resistenza ma anche aumenta il nostro famigerato metabolismo basale – ovvero la quantità di calorie necessarie affinché il nostro organismo espleti le sue funzioni vitali – del 10-15%. Insomma un vero e proprio turbo per il nostro organismo.

Ma aldilà di tutto questo il caffè è stato, è e rimarrà sempre una buona scusa per rivedere un vecchio amico, un momento per ritrovare sé stessi, un motivo per appuntamenti romantici.





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