Se la storia alza muri

    di Amedeo Forastiere

Era dal 9 novembre del 1989 che non si parlava più di muri, da quando cioè i tedeschi riuscirono ad abbattere il muro della vergogna. Così fu chiamata, dal 13 agosto 1961, la barriera di pietra che sostituì il filo spinato che divideva la capitale tedesca, alla fine della seconda guerra mondiale, in est e ovest.

L'intento non era quello di difendersi dagli invasori come si faceva nel Medioevo, ma di evitare la fuga di tedeschi dalla zona DDR (Deutsche Demokratische Republikalla) verso la RFT (Repubblica Federale Tedesca). Per 28 anni il muro ha rappresentato la vergogna della politica democratica mondiale. E per una strana coincidenza della vita, dopo ventotto anni dalla demolizione del muro della vergogna, si torna a parlare di barriere. Ne dà modo l'elezione del 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. E il muro in questione è quello che il neo presidente americano sta facendo costruire ai confini con il Messico, per prestare fede alla promessa fatta durante la campagna elettorale. Forse meglio precisare che il muro ai confini già esisteva in parte, per volontà delle amministrazioni precedenti.

Com'è ovvio, questo ennesimo muro ha diviso l’opinione politica e pubblica. Il tutto, naturalmente, si riversa sul neo presidente americano, trsformando le due fazioni in: Trump sì, Trump no.

Come mio solito, non entrerò nella polemica politica (me ne guardo). Mi interessa invece soffermarmi su un altro aspetto. Quanti muri esistono? Tanti, forse più di quanti pensiate. Religioso, divisorio, di protezione, di difesa, di riparo, invisibile, artistico, dell’amore, degli adolescenti…

Il muro religioso, quello del pianto, dove gli ebrei pregano, voluto dal Re Salomone nel X secolo a. C., distrutto più volte e più volte ricostruito. La Grande muraglia cinese, voluta dall’imperatore Qin Shi Huangdi nel terzo secolo a. C., fu costruita per dividere, i confini della Cina dai mongoli. È la più grande opera costruita dall’uomo, lunga circa 8000 km, gli astronauti hanno dichiarato che è visibile anche dalla luna. Bello e romantico.

Nel Medioevo era d’obbligo costruire intorno alle città un muro per proteggersi dalle invasioni, visto il rischio di essere saccheggiati. I governanti pensarono addirittura al pagamento di un pedaggio per i forestieri che entravano in città, un miglior controllo si diceva, ma la verità era quella di fare cassa… La politica nel nostro paese è stata sempre uguale, non è mai cambiata, fedele nei secoli.

Le piccole città dell’Italia centrale conservano ancora queste mura, ormai solo come testimone di una storia passata. Il Vaticano ha più di un muro, le mura. Furono costruite sotto i pontificati di Paolo III, Pio V, Urbano VIII, per difendere la città dagli invasori, in particolar modo di altre religioni. Tuttora per accedere alla città santa c’è un rigoroso controllo.

Il muro del riparo. Ne furono diversi assieme alle trincee, costruiti durante la prima guerra mondiale. Dietro al muro il soldato si riparava per non essere colpito dal nemico. Ci sono ancora dei resti sul Carso.

Il muro invisibile, senza mattoni, né cemento, né tavole di legno, niente. Il muro invisibile, si erige tra le persone che non comunicano, per timidezza, rancore, presunzione, nell’attesa della prima mossa da parte dell’altro, mentre il muro invisibile diventa sempre più alto. Quello dei ragazzi quando chiudendosi nella propria stanza con la cuffia ascoltano musica isolandosi dal mondo. Il muro invisibile è senza dubbio il più difficile da abbattere: se hai di fronte un di mattoni o cemento lo puoi abbattere a picconate, quello invisibile solo dialogando, usando la parola “come” piccone. Ma è più complicato.

Il muro artistico, i murales. Molti sono delle vere e proprie opere d’arte, anche se spesso esprimono un disaggio sociale, contestazione, trasgressione, il non essere compresi. I ragazzi dipingono sui muri figure di cartoni animati, o strani personaggi frutto dell’incomprensione giovanile. Il muro dell’amore, usato per comunicare alla bella amata un sentimento eterno. Questo accadeva quando non c’era ancora facebook. Di solito si scriveva sul muro di fronte la casa della bella amata frasi più o meno come questa: Mia piccola cucciola ti amerò per tutta la vita.

Se poi la bella amata lo lasciava, il ragazzo ricambiava con: Perfida strega, ti odierò per tutta la vita! Tutto questo accadeva quando c'era un altro tipo di muro, piccolo, comodo su cui sedersi sopra: il muretto di solito si trovava nel bel mezzo di qualche piazzetta. Ci fu anche una serie di telefilm: I ragazzi del muretto.

I frequentatori erano tutti adolescenti ai primi anni di liceo. Si parlava molto, sognando e progettando il futuro, c'era sempre il ragazzo con la chitarra, e tutti canticchiavano qualche canzone del momento. Nacquero molti amori, qualcuno dura ancora con matrimonio e figli. Con l’arrivo dei social è stato scippato al muro l’antico ruolo, e oggi è solo una triste parete della vita grigia.

Abbattere tutti i muri no, solo quelli che opprimono la libertà. Lasciamo liberi quelli, dove si arrampicano le piante d’edera, con il verde speranza: è il profumo della vita.

Vi lascio con una scritta che ho letto poco tempo fa su un muro di paese, sbiadito dal tempo e dal sole, sicuramente frutto di un giovane sognatore anonimo. Non c’è data, per questo potrebbe essere una risposta alla contemporanea vicenda americana del momento sul dibattito muri: Voglio un muro all’altezza dei miei sogni.  

Alla prossima ragazzi.





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