Distruggere cose

Satira e musica al Teatro Cabaret Portalba

    di Livia Iannotta

Nella stand-up comedy, nata oltremanica dallo humour anglosassone, il comico è in piedi, armato solo di microfono e parole pungenti, di fronte ad una platea da cui tirar fuori risate e riflessioni a volte amare, a volte dissacranti. Nella musica indipendente, artisti emergenti cercano di ritagliarsi uno spazio nella discografia mantenendo intatta la propria originalità, sganciati da logiche asfissianti di mercato e interessi delle etichette discografiche maggiori. Le due realtà, facce di una stessa medaglia che è l’espressione artistica nella sua forma più viscerale, si mescolano nello spettacolo “Distruggere cose: Satiriasi + Fallo dischi”, in scena il 22 gennaio, alle ore 22, al Teatro Cabaret Portalba (via Portalba, 30), organizzato da Satiriasi, circuito romano di stand-up comedy italiana nata nel 2009 da un’idea di Filippo Giardina, e Fallo dischi, etichetta underground napoletana che propone musica di qualità senza alcun compromesso artistico.

Sulla scena Filippo Giardina, comico, autore e attore, e la band Maybe I’m, duo formato da Ferdinando Farro (voce, chitarra) e Antonio Marino (voce, percussioni). Militanti di arti diverse (la satira da un lato, la musica underground dall’altro), ma pur sempre artisti, che uniscono i rispettivi talenti portando sul palcoscenico comicità anticonvenzionale e improvvisazione jazz mista a garage-rock e hardcore delle liriche audaci.

Alla sua sesta stand-up comedy, Filippo Giardino propone un monologo satirico dal titolo “Sesto potere”, caratterizzato da linguaggio crudo e temi impopolari, rigorosamente vietato ai minori di 18 anni, che tocca quesiti scomodi con “punzecchiamenti” mordaci: perché la politica è gestita dai ricchi e non dai poveri? Le donne sono veramente più intelligenti degli uomini? L’estinzione del genere umano sarebbe una tragedia? Humour cinico, intervallato dalle note della band originaria della provincia di Salerno. Un’inedita combo di uomini che, con microfono e chitarre, gridano la propria indipendenza in uno spettacolo per sorridere e far sorridere. In una società che cade a pezzi, «la risata è rimasta l’ultima necessaria forma di contatto con la realtà».





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