L'artigiano del bello
Il maestro orafo Rosmundo Giarletta: "l'unicità in un gioiello"
di Mariangela Ranieri
Expo 2015, Milano, o forse Italia, cosa c'era dentro quel palazzo bianco? Cosa c'era dopo 5 o magari 6 ore di fila? C'erano specchi, stanze piene di specchi nei quali si rifletteva non solo l'Italia, ma gli italiani; c'era una cartina geografica senza l'Italia, il Mediterraneo bagnava le coste della Svizzera, e dalla Germania si vedeva la Tunisia; c'erano persone in video che blateravano su quanto quello stivale fosse portante, come se effettivamente l'Europa ci si poggiasse. Insomma, c'era quell'Italia che si sosteneva sulle mani degli Italiani, non come adesso, che sembra invece affidarsi alle loro schiene.
Quest'Italia vive ancora grazie alle mani di persone come Rosmundo Giarletta. È un maestro orafo, nato ad Eboli, diplomato al liceo artistico di Varese e successivamente all'Istituto d'arte di Firenze. All'età di circa 20 anni torna nel Salernitano, visita Paestum, la costiera Amalfitana, Buccino e la stessa Eboli; quel viaggio fu infatti solo d'andata, perché è tuttora innamorato "dei profumi, della storia, della cultura" che fermenta nel sottosuolo campano, tanto da non riuscire più ad andar via, tanto da non trovarvi eguali. È per questo che ha deciso nel 1982 di collocare quella che ama chiamare "bottega" proprio ad Eboli. Rosmundo inoltre racconta che sia stata la madre, o meglio il suo collo,le sue orecchie vuote, ad avvicinarlo al mondo orafo, "poiché per lei era impossibile comprare oggetti in oro", la sua passione nasce quindi dal più nobile dei sentimenti, dalla gratitudine, per "poterle vedere indossare un giorno monili in oro e pietre preziose".
La sua lavorazione, più che produzione, è data da un processo manuale. Il banco da lavoro, con archetto da traforo, pinze, lime, cannello ne è il fulcro. Manifattura, artigianato sono, dunque, prima di tutto sinonimi di "unicità", e per questo i gioielli realizzati dal Maestro sono oro 18 Kt., ricoperti di pietre preziose selezionate una per una, essendo sia Rosmundo che i figli gemmologi. Hanno un valore che prescinde la materialità, in quanto plasmate in funzione di quello che rappresenta il contatto tra professionalità da parte del Maestro orafo ed individualità rispetto a ciò che la richiesta, la commissione o l'esigenza rappresenta.
"Poiché chi si rivolge all'artigiano vuole qualcosa di unico e personalizzato, l'esigenza del cliente è ciò che poi viene tradotto in oro e pietre preziose, ciò che lui o lei vuole raccontare o racchiudere in quel gioiello, che sia un' emozione, un momento particolare, una storia. Infatti la tecnica del Nido D'Ape Figurativo (inventata da Rosmundo Giarletta nel 1997, inaugurata con il "Te Deum", capolavoro di gioielleria orafa) è maturata negli anni proprio dall'esigenza di esprimere un pensiero nel gioiello, attraverso immagini che vengono ricavate dal solo archetto da traforo. La terra in cui vivo è invece onnipresente in ogni realizzazione, si pensi al Parsifal, realizzata per i festeggiamenti del 50° Festival dei concerti di Wagner, a Ravello, costiera amalfitana; o la Scafa, che parla di Eboli, città dove vivo e lavoro, presentata nella Reggia di Caserta durante una mostra internazionale dedicata all'anniversario della morte del vedutista Philippe Hackert".
Rosmundo Giarletta ha partecipato con le sue opere a diverse mostre, presentandole in luoghi come la Corte dei Principi di Monaco, oltre che Ravello e Caserta. È stato poi celebrato dalla Pinacoteca della Provincia di Salerno con l'evento "Rosmundo" ed in seguito dalla Soprintendenza della Reggia di Caserta nel 2005 con "Gioielli Regali"e "La Scafa, il vedutismo di Hackert nell'opera di Rosmundo Giarletta". L'ultimo progetto del Maestro, al quale sta dedicando intensi studi, è la Tomba del Tuffatore, posta nel Museo di Paestum, alla quale ha dato un'interpretazione diversa da quella comune, dettata dal grande archeologo Mario Napoli. Giarletta non vede il passaggio, attraverso un tuffo di un giovane pieno di slancio, dalla vita alla morte, ma il volo di un demone di nome Amore che si tuffa nel pensiero dei conviviali durante il Simposio. Questi lo cercano e lo invocano, sperando di arrivare a lui, consapevoli che solamente attraverso Amore si può arrivare ad esprimere le bellezze della vita. È questa un' immagine che spera di rendere tridimensionale al più presto.
L'Italia purtroppo è cambiata, così come il mondo intero lo è, ma l'arte, che oggi sembra polvere magica per quanto sia labile, esiste. Rosmundo Giarletta essendo artista, nonché artigiano, ed essendo per sua indole ottimista, oggi guarda solo all'estetica, alla bellezza, quella grande che anche Sorrentino ha celebrato, ma a differenza del premiato regista, non si lascia influenzare dalla negatività degli eventi, o meglio non lascia che questi si impadroniscano dell'obbiettivo, dell'ottica, della retina.
"L'importante è guardare il tutto con occhi che sappiano sempre cogliere il bello. In questo decadente periodo di crisi l'artigiano che ha creduto nella propria manualità, nelle proprie idee, viene ricercato e valorizzato, precedentemente era invece schiacciato dalla pubblicità dei grandi marchi. Pertanto la crisi va affrontata presentando oggetti unici che raffigurino la storia, l'emozione che una persona o un luogo vogliono esprimere, e che quindi possano, alla stregua di un ricordo, durare per sempre".