Il pittore informale

Il Novecento artistico napoletano nelle opere di Domenico Spinosa

    di Vincenzo Maio

L’artista Domenico Spinosa (1916-2007), protagonista di spicco della pittura informale in Italia, è morto a Napoli all’età di 91 anni. Padre di Nicola Spinosa, attuale soprintendente del Polo museale di Napoli, il noto pittore è stato allievo di Carlo Siviero e Pietro Gaudenzi. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti, fin dall’inizio della sua carriera si affermò come un autorevole rappresentante della corrente informale, che seppe coniugare con una costante attenzione alla realtà circostante. Basterebbe leggere i titoli di alcune opere di Spinosa (“Estate”, “Incontro in giardino”, “Muro bianco”, “Volo di libellule”) per notare il suo continuo riferimento all’ambiente napoletano in cui viveva e lavorava.

Spinosa è stato tra i primi, a Napoli, a rompere la tradizione di un naturalismo descrittivo. La corrente degli artisti del naturalismo partenopeo fu di grande ostacolo ad ogni tipo di linguaggio nuovo. Spinosa si trovò ad affrontare l’arte pittorica nel caos della Napoli del dopoguerra, in una situazione duramente provata dagli eventi bellici.

Spinosa non si scoraggia, l’affronta frontalmente con grinta ferrea e con l’ansia di sopravvivere per ricostruire e colmare il pesantissimo divario culturale col resto del mondo. Come altri artisti della sua generazione compie il suo aggiornamento culturale nell’ambito del neocubismo, ma con attenzione alla materia pittorica, che sarà poi una sua caratteristica costante. Nel momento storico dell’informale, Spinosa venne alla ribalta nazionale ottenendo (tranne naturalmente a Napoli) quei riconoscimenti che gli spettavano.

La bellezza prodigiosa delle opere di Spinosa sta nell’espressione dell’universo, nella ricchezza dei rapporti tra i colori, che è il suo fondamento, e le numerose sfumature coloristiche. Il loro reciproco rapporto, non circoscritto a zone limitate, ricopre e domina l’intera superficie pittorica.

Nel 1991 Michele Sovente così si esprimeva: «Il primo impulso che mette in moto la voracità percettiva di Spinosa è senza dubbio lo spettacolo della luce. Di questa straordinaria presenza lo affascina soprattutto il brulichio delle apparenze, della forme, delle tracce, delle crepe. Senza luce nulla esisterebbe e nulla sarebbe visibile. Dipingere per Spinosa significa far nascere la luce. O meglio, vederla apparire ogni volta come fosse la prima volta. Spinosa indica e designa un percorso tutto suo, inconfondibilmente individuato all’ interno del pianeta pittura, sia napoletano che nazionale».





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