Pasolini, la macchinazione

Nel libro di Grieco luci ed ombre sulla morte dell'enigmatico intellettuale

    di Mariangela Ranieri

Pier Paolo Pasolini: le 3 P che mancano ai giornali, alla letteratura, alla poesia, al cinema, mancano all'Italia e, chissà, forse anche agli italiani. Il 2 novembre di 40 anni fa si aprì con una notizia shock: "Hanno ammazzato Pasolini". Oggi, quella notte è ancora più buia. Colpa in parte degli anni, in parte delle sentenze o delle semplici opinioni, in parte della memoria e, perché no, della volontà di dimenticare. La memoria, però, più che tutto il resto "non ha saputo dare i mezzi per farlo rivivere, perché non poteva e mai potrà. Lo abbiamo notato nella lode o nell'infamia di tanti suoi improvvisati biografi quasi tutti, ciascuno a suo modo, rifugiatisi nella più arida convenzionalità". Queste le parole di David Grieco, collaboratore e amico di Pasolini, tratte dal libro curato da Rizzoli, pubblicato lo scorso ottobre: "La Macchinazione".

Il titolo di per sé racchiude una serie di interrogativi, ma al tempo stesso una serie di certezze, perché una macchinazione presuppone volontà ed intenzione, nonché uno scopo. È questa una cronaca "che comincia proprio nel punto esatto dove finirà il suo omonimo film", che uscirà nelle sale cinematografiche a marzo 2016.

Pasolini: il più nitido ed incomprensibile poeta del '900, un poeta, appunto, prima di qualsiasi altra cosa, prima d'essere uomo. Grieco infatti gira due intere scene in francese, dicendo che quel suo essere opaco si risolveva nella scrittura, ma si complicava nei discorsi, in televisione, alla radio ("quando Pasolini parlava in francese, tutto appariva improvvisamente chiaro"). È questo infatti l'autore che viaggia in direzione ostinata e contraria, direzione che forse si adeguava di più alla realtà controversa che rincorreva. La rincorreva, per esempio, criticando "i medium di massa", gli stessi che lui utilizzava e che poi ha abbandonato per il cinema ("Perché sono passato dalla letteratura al cinema? Quante volte rabbiosamente e avventatamente avevo detto di voler rinunciare alla mia cittadinanza italiana! Ebbene, abbandonando la lingua italiana, e con essa, un po' alla volta, la letteratura, io rinunciavo alla mia nazionalità").

Lo stesso successo che oggi gonfia il suo nome è in realtà contraddittorio, è dato infatti più dagli aspetti irrilevanti e privati, che da ciò per cui ha combattuto fino a morire. Pasolini è stato un intellettuale sino al giorno in cui l'hanno ammazzato. Ed un esempio di ciò è "Petrolio", la sua ultima battaglia, "L'appunto 21", il suo ultimo mistero, la sua ombra, "perché il petrolio ormai è più importante dell'acqua. Senza il petrolio, a quanto pare, non possiamo più vivere".

"La Macchinazione", dunque, è un chiaro e lucido percorso che guarda Pasolini come fosse un tuttotondo, ai lati, alle spalle e frontalmente. Grieco fu chiamato a collaborare anche per l'ultimo film biografico diretto da Abel Ferrara, "Pasolini" (2015), collaborazione che però ebbe vita breve. Quest'ultimo infatti dà luce alle ultime 24 ore del poeta, ma focalizzandosi sugli aspetti umani "diversi" e per di più estremizzati, portando quelle passioni da cui proviene il genio pasoliniano fino alla noia, fino al tomento, rendendole vacue. Pur essendo la sua personalità complessa e talvolta scomoda, è forse proprio per questo che ebbe ed ha successo, quel successo che per lui è stato semplicemente l'altro volto della persecuzione.

Il delitto Pasolini è stato il culmine di una lunga persecuzione, un delitto impunito, pur caricandosi Pelosi di una sentenza di 9 anni 7 mesi e 10 giorni per "omicidio volontario in concorso con ignoti", ignoti che sono scomparsi, per poi tornare nel 2014. Pelosi ha dato non poche testimonianze di quella verità, che però per definizione non può che essere unica. Grieco quindi raccoglie le mille verità, appoggiandosi alle indagini che dal 2009 porta avanti l'avvocato Stefano Maccioni, appoggiandosi a documenti, prove, occhi e parole, appoggiandosi all'evidenza. Oggi, nel 2016, ciò che resta è una sentenza, che però nessuno riesce a pronunciare ad alta voce.





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