Corallo rosso, viaggio negli abissi dorati

Storia e curiosita' sull'oro del Mediterraneo. Il Corallium rubrum di Alghero

    di Daniele Vargiu

Quando si pensa ai gioielli in corallo, la prima cosa che ci viene in mente è il corallo rosso. Tanto per capire non tutti i coralli provengono dalle barriere coralline. In tutto il mondo esistono più di settemila specie di coralli. In Europa il Corallo rosso viene identificato con il Corallium rubrum, ovvero la gran parte di corallo presente su tutte le coste del Mar Mediterraneo. Si tratta di un Corallo rosso particolarmente apprezzato all’estero. Da tantissimo tempo il Corallo rosso viene lavorato a Torre del Greco, secondo antiche tecniche di lavorazione che hanno reso la cittadina partenopea unica al mondo. Si tratta di una specie animale dotata di uno scheletro calcareo composto prevalentemente da carbonato di calcio. Il più importante contributo della conoscenza del corallo lo si deve al naturalista francese “Lacaze-Duthiers”. Solamente verso la metà del settecento venne riconosciuta la sua natura animale. Il Corallo Rosso è quindi una forma coloniale vivente animale e non vegetale o minerale come si pensava nel passato.  Come dicevamo inizialmente, nel linguaggio comune quando si parla di “coralli” ci si riferisce a quegli organismi marini della classe degli Antozoi che formano delle colonie costituite da una miriade di polpi tutti apparentemente identici tra loro. Questi organismi sono in grado di formare le barriere coralline presenti solamente nei mari tropicali. Invece, quando si parla di Corallo rosso mediterraneo (Corallium rubrum), ci si riferisce a un organismo anch’esso coloniale della classe degli Antozoi, che però, non è in grado di formare le barriere coralline.

Le notizie sulla distribuzione geografica di questa specie sono differenti e non sono del tutto attendibili. È una specie tipicamente mediterranea che dura all’incirca sui cento anni ed è principalmente localizzata lungo le coste del Mar Egeo. Ad ogni modo, è presente anche sul versante atlantico, lungo le coste africane, le Isole Canarie, Senegal e le Isole del Capo Verde.  Quest’ultimo è il limite meridionale di distribuzione. Uno degli insediamenti più abbondanti si riscontra soprattutto in Sardegna. La specie si trova solitamente a pochi metri di profondità. Generalmente a duecento metri. Di recente è stato ritrovato oltre i cinquecento metri di profondità. Nelle zone poco profonde il corallo lo possiamo trovare all’interno di grotte, strapiombi o scarpate, luoghi caratterizzati da scarsa illuminazione. Fattori decisamente indispensabili per la sua sopravvivenza. La Sardegna per l’esattezza, la zona di Alghero, è denominata la Riviera del Corallo. Infatti, la bella città sarda, meta amatissima del turismo balneare, è conosciuta come la regina dei coralli. Difatti, tanti sono i banchi che colorano di rosso gli splendidi fondali e le grotte di questa zona della Sardegna. Qui, fin dall’antichità il corallo era davvero abbondante. Era un elemento così importante per la città che fu inserito nel primo stemma catalano concesso dal re nel 1354. E da allora, anche se le bandiere sono cambiate, lui è rimasto. Il prezioso oro rosso del mare che popola gli abissi algheresi appartiene alla specie del Corallium rubrum. A lungo, è stato pescato con la tecnica dell’ingegno che prevedeva l’utilizzo di attrezzi in legno a forma di Croce di Sant’Andrea ai quali erano legate le reti che venivano poi trascinate, sradicando i coralli, con devastanti conseguenze per l’ecosistema dei fondali locali. Al giorno d’oggi la pesca è stata posta dinnanzi a severi controlli ed infatti può essere praticata solamente per venticinque volte all’anno da corallari professionisti.

Attualmente il corallo viene prelevato in immersione grazie al lavoro di questi professionisti con l’ausilio di una piccozza. Di solito la pesca del corallo viene effettuata tra maggio ed ottobre.  Questa tradizione viene tramandata nella zona di Alghero da tantissimo tempo, possiamo risalire addirittura all’epoca della civiltà romana. Si dice, infatti, che già dall’epoca dei romani, questo meraviglioso tesoro veniva utilizzato per realizzare splendidi monili ed oggetti ornamentali. Rosso come il sangue, rappresentava un talismano di vita e salute o una difesa contro la cattiva sorte. Con il passare del tempo il suo ruolo all’interno della cultura sarda è diventato sempre più importante, tanto che assumeva dei significati scaramantici e veniva utilizzato assieme alla filigrana per la realizzazione dei bottoni di oro. Questi oggetti venivano usati per decorare ulteriormente i preziosi vestiti popolari delle donne sarde. Con il trascorrere dei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri, le lavorazioni diventano sempre più elaborate e danno vita ad una radicata tradizione artigianale. A seguito della pesca, il corallo viene lavorato con la tecnica dell’incisione e quella del liscio che permette di dare ai rami la forma che si preferisce mediante tagli e seghetti. In questa maniera, si mettono in evidenza le migliori qualità di questa preziosissima pietra.  I preziosi manufatti vengono spesso abbinati dagli artigiani locali con l’oro, andando a realizzare un ornamento con una bellezza eterna.

È altrettanto importante dare il giusto riconoscimento alle numerose strutture che si occupano della formazione degli artisti del corallo. Infatti, già nel corso degli anni cinquanta, la città fondò la Scuola del Corallo, l’unica assieme all’Istituto Statale d’Arte di Torre del Greco. Non termina qui. Per tutti gli amanti dei musei, qui, nella splendida città sarda si trova il Museo del Corallo, ospitato all’interno della Villa Costantino, all’interno della quale si possono ammirare le più significative lavorazioni, e si può ripercorrere la storia, la cultura e le leggende dell’Oro Rosso di Alghero.





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