Jules e Jim, il triangolo di Francois Truffaut
Quando il film supera il libro. Pietra miliare della Nouvelle Vague
di Flora Fiume
Il film non è all’altezza del libro! Quante volte ci è capitato di pensarlo o di sentirlo dire. Forse tutti gli amanti sfegatati del cinema diranno che il grande schermo rende più belli i libri. Ma magari i fan oltranzisti della parola scritta obietteranno che trasformare le pagine di un romanzo in pellicola è sempre una specie di oltraggio, e pure un po’ presuntuoso. Sulla bellezza delle trasposizioni cinematografiche delle opere letterarie potremmo stare a discutere per ore, per giornate. Pure per tutte quelle che ci restano fino alla fine della quarantena, e, ahinoi, non sono poche.
Eppure ci sono alcuni sparuti esempi di film tratti da romanzi che possono mettere d’accordo tutti. Uno su tutti è “Jules e Jim”, romanzo, per vero poco conosciuto, di Henri-Pierre Rochè, divenuto famosa pietra miliare della Nouvelle Vague grazie al grande regista francese Francois Truffaut. Nel 1953, a 74 anni, Rochè decise di raccontare la sua storia, quella cioè di un triangolo amoroso che egli stesso avevo vissuto durante la Prima Guerra Mondiale con un suo carissimo amico tedesco, Franz Hessel, e sua moglie, Helen Grund, senza che la passione che la donna provava per entrambi, e che entrambi provavano per lei, intaccasse la loro profonda amicizia. Ed è dall’amicizia che parte tutto, precisamente nel 1907: l’alto e magro Jim, alter ego dell’autore, francese, stringe amicizia con il piccolo e rotondo Jules, austriaco, in quel di Parigi.
Il loro rapporto è spirituale, condito da discorsi su arte, libri. Ma anche molto goliardico: capita sovente che si scambino le ragazze che incontrano. Ma con Kathe è diverso. Anche se entrambi ne sono attratti, Jim fa un passo indietro allorquando l’amico gli fa intendere di avere un particolare interesse. “Guardò Jim negli occhi e articolò con voce bassa e lenta… - Questa no… vero, Jim? – Questa no, Jules. Rispose Jim”. L’autore sintetizza così l’intesa e l’amicizia tra i due. Quella stessa amicizia che sembra sulle prime dissolversi per via degli eventi della Grande Guerra. Ma al termine di essa Jim si ricongiungerà alla coppia e inizierà da lì lo scandaloso triangolo amoroso. Il film cult che ne fu tratto risale al 1961.
Non si potrà mai sapere cosa ne pensasse Rochè: morì infatti poco prima, nel 1959, e purtroppo non arrivò a vederlo e a godere del suo successo. Truffaut non aveva invece alcun dubbio sull’opera letteraria. “Uno dei più bei romanzi moderni che io conosca: vediamo attraverso l’arco un’intera esistenza, due amici e la donna che di entrambi è la compagna, amarsi di un amore tenero e quasi senza screzi, in virtù di una morale estetica del tutto nuova e continuamente rimessa in discussione”. E quale migliore omaggio da parte del regista che ne ha resa famosa la storia in tutto il mondo, anche grazie alla magistrale interpretazione di Jeanne Moreau, capace di restituire ogni singola emozione, oltre ogni parola scritta e ogni fotogramma girato semplicemente cantando “Le tourbillion de la vie”, tra un impercettibile movimento di sguardo e un sensuale fluttuare di spalle.