CR7 pallone d'oro

La vittoria, le lacrime e lo sliding doors

    di Roberto Bratti

Alla fine ce l’ha fatta, Cristiano.
E che ci tenesse a questo trofeo lo ha dimostrato con le lacrime che ha versato durante la premiazione. Un momento toccante, in cui ha allontanato l’immagine di bello e impossibile lasciando finalmente spazio al suo lato più umano. Diciamocela tutta: non deve essere facile essere stato l’eterno secondo per quattro anni. Quattro anni in cui il vincitore è stato il suo rivale di sempre, quel Lionel Messi quest’anno bloccato da infortuni e da un stagione non esaltante. Il favorito alla vigilia era Frank Ribery, l’ala del Bayern pigliatutto e protagonista del Triplete. Probabilmente il francese ce l’avrebbe anche fatta se il Portogallo avesse battuto l’Azerbajan nella penultima partita delle qualificazioni mondiali. Invece un clamoroso pareggio ha portato i lusitani a disputare lo spareggio contro la Svezia. E lì, nella sfida contro Ibra, CR7 ha dato il meglio di sé. Uno a zero in casa con un colpo di testa magnifico e tripletta al ritorno: di potenza di classe, di astuzia. Quattro gol che hanno stupito il mondo e convinto anche i più scettici. Quattro gol che si vanno ad aggiungere ai già 65 (!!) stagionali. Una macchina gol, un giocatore magnifico, che quasi sempre fa partire la squadra di appartenenza con un gol di vantaggio.

C’è però uno Sliding Doors importante nella vita di Cristiano. Un momento decisivo, da libro cuore, che mi fa piacere ricordare. In questa storia Cristiano è ancora un ragazzino che gioca nelle giovanili di una squadra portoghese. Gioca da attaccante, in coppia col suo migliore amico, tale Albert Fantrau. C’è una partita importante da giocare, una partita in cui ci sono degli osservatori dello Sporting Lisbona. L’allenatore gli dice che chi farà più gol nella partita entrerà nella rosa dello Sporting. Cristiano è carico, quello di diventare calciatore professionista è sempre stato il suo sogno. Parte alla grande, con un gol che ci abituerà a vedere spesso in futuro. Poi serve un cross al bacio per la testa dell’amico Albert, che raddoppia. Siamo 2 a 0. Manca poco alla fine. Albert prende palla sulla trequarti e comincia a seminare avversari su avversari. Ne salta uno, un altro, un altro ancora. Gli esce il portiere e salta anche lui. A quel punto non tira. Aspetta. Aspetta che Cristiano lo raggiunga. Gli passa la palla quando è praticamente sulla linea di porta. Cristiano è sbigottito quando segna a porta vuota. “Perché l’hai fatto?”, chiede ad Albert a fine partita. “Perché tu sei più forte di me”, gli risponde l’amico. Il gossip ci informa che Cristiano non è rimasto indifferente al gesto dell’amico che, adesso, disoccupato, sarebbe mantenuto dai milioni di dollari di CR7. Ma io sono un romantico del calcio, e mi piace pensare che la prima persona a venirgli in mente, al momento della proclamazione del suo secondo Pallone d’Oro, sia stata proprio Albert Fantrau.





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