'Caro Pier Paolo', lettere d'amicizia e poesia

Nel suo nuovo libro Dacia Maraini scrive a Pasolini ricordandone viaggi e confessioni

    di Armando De Sio

Ci sono alcuni libri che sono piccoli gioielli. E come una di queste pietre preziose si incastona nella tua mente e nella tua anima, lasciandoti diverso e più ricco di quando hai cominciato a leggerlo. Tra questi va sicuramente annoverato l’ultima fatica di Dacia Maraini “Caro Pier Paolo” edito da Neri Pozza. La scrittrice ci racconta che l’idea di questo libro le è venuta dopo aver sognato il suo amico Pasolini. Ha così deciso di scrivere di scrivere una trentina di lettere (trentasette per essere precisi) in cui ogni volta non solo ci descrive il sogno in cui le è apparso l’amico ma ci racconta anche aneddoti e storie del rapporto di amicizia con Pier Paolo. Eccoci allora catapultati in una Roma e in un’Italia diversa: “[…] negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso non c’era bisogno di darsi appuntamento fra intellettuali e artisti per stare un poco insieme, […] per provare la gioia di incontrarsi e raccontarsi. […] Chiunque, se ne aveva voglia, andava verso mezzogiorno o verso le sette del pomeriggio al bar popolare di Piazza del Popolo e lì poteva incontrare Federico Fellini, Alberto Moravia, Alfonso Gatto, Elsa Morante, Cesare Garboli, Natalia Ginzburg, Bernardo Bertolucci e naturalmente te […]”.

Tra le pagine del libro ripercorriamo i tanti viaggi fatti da Dacia, Pier Paolo e Moravia, soprattutto in giro per l’Africa. Qui assistiamo ad una beffa subita dai tre amici per mano di un venditore di uova. Stanchi della solita carne in scatola i nostri acquistano quelle che a prima vista sembrano delle normalissime uova, per poi rivelarsi “fasulle”: il venditore le aveva riempite di sabbia! Magnifiche poi le pagine dedicate al rapporto Callas-Pasolini. Ma lasciamo parlare la Maraini: “[…] Poi, al buio, ciascuna dentro il suo lettuccio sgangherato, abbiamo parlato. E lei si è lamentata di aver sbagliato tutto nella vita, perché aveva dedicato troppo tempo alla musica, e poco all’amore, o comunque alla conoscenza dell’amore. Mi ha confidato che Onassis era un uomo prepotente e l’aveva trattata con sufficienza, da ricco padrone del mondo. Trovava che tu, Pier Paolo, fossi una meraviglia d’uomo: attento, gentile, premuroso, generoso. Ti avrebbe volentieri sposato, anche se sapeva delle tue preferenza sessuali. Ma si può amare una donna senza desiderarla? Questa era la sua domanda a cui io non avevo una risposta.”

Come si diceva all’inizio il libro è un piccolo gioiello e non solo perché possiamo ammirare un Pasolini diverso, intimo, fuori dai riflettori della polemica. E non solo perché è un libro che parla di altissima poesia, nel senso etimologico del termine, cioè di creazione di un qualcosa: un’amicizia. Infatti è un libro sull’amicizia vera, che non si risparmia, che discute, che non è d’accordo a volte, che soffre profondamente, ma che alla fine c’è sempre. Anche quando prematuramente purtroppo “il viaggio è già finito”, per citare Uccellacci e uccellini. E continua a chiedersi, con un pizzico di nostalgia, “che cosa sono le nuvole”!





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