Celebrity Hunted, caccia aperta ai vip

Punti di forza e debolezze del nuovo reality thriller su Amazon Prime Video

    di Giordana Moltedo

L’apertura è da fare invidia ad un film hollywoodiano, ma non ci troviamo in uno dei grandi Studios di Los Angeles, ma a Roma, nel cuore della notte della Città Eterna. Un drone mostra allo spettatore le luci notturne del Lungotevere e lo guida tra i Colli e i monumenti simbolo della città, dal Vaticano al Colosseo, fino ad arrivare a Piazza del Popolo. Il montaggio frenetico e serrato si alterna con le immagini di un blindato che percorre la città, fino a quando non si svelano i volti delle persone presenti all’interno di esso. Si apre così il primo dei tre episodi, gli ultimi saranno trasmessi dal 21 marzo, dell’attesissimo Celebrity Hunted - Caccia all’uomo, il nuovo reality - real - thriller di sei episodi, lanciato il 13 marzo dalla piattaforma Amazon Prime Video.

Il nuovo programma, prodotto da EndemolShine, è un misto tra un adventure game, che ricorda molto Pechino Express, e il classico gioco del “guardia e ladro”. Infatti, non a caso, il meccanismo del gioco è lo stesso. Otto celebrities del calibro di Francesco Totti, Francesca Barra e Claudio Santamaria, Diana Del Bufalo e Cristiano Caccamo, Fedez e Luis Sal e infine Costantino della Gherardesca percorrono, chi da solo e chi in coppia, l’Italia, facendosi aiutare da parenti e amici famosi e non, al fine di fuggire a squadre di cacciatori che per quattordici giorni hanno il compito di braccarli. I concorrenti hanno a loro disposizione un solo cellulare di prima generazione  e una carta di credito prepagata con un budget limitato, i cui usi comportano l’invitabile tracciabilità da parte degli investigatori, i quali conducono le loro indagini dal loro quartier generale che si trova in un attico della Capitale, a pochi passi dal Vaticano. Le squadre sul campo che pedinano i concorrenti sono guidate da un team di investigatori, al cui vertice vi è Alfredo Mantici ex capo del Dipartimento Analisi Strategiche del Sisde.

I concorrenti percorrono in lungo e largo il Paese, da Nord a Sud e viceversa, e così lo spettatore ha modo di conoscere realtà sconosciute.  Anche Napoli e la Campania fanno da sfondo alla fuga di alcuni vip. Ad esempio Costantino della Gherardesca utilizza Napoli come campo - base per organizzare la fuga, mentre la coppia  composta da Francesca Barra e Claudio Santamaria, una volta trovato rifugio in un noto teatro napoletano che si trova nel cuore dei Quartieri Spagnoli, fuggono alla volta dei paesini della Valle di Diano. Il cast stellare, molto lontano dal mondo dei vip e pseudo vip che popolano i reality delle reti generaliste, sembra non sfruttato in tutte le proprie potenzialità per via di alcune situazioni irrealistiche, quali, ad esempio, com’è  possibile che i passanti non riconoscano i vip e li fermino?

Sbavature irrealistiche che fanno venire meno anche la logica e la minuziosità, e quindi il potenziale, delle indagini condotte dal team di investigatori, le cui ricerche appaiono come meccaniche, perché troppo “scritte”, e lo stesso vale per i concorrenti in fuga. Ad esempio, spesso, è chiaro che gli investigatori arrivino in ritardo al fine di far scappare il concorrente, ma del resto si parla sempre di televisione e la bellezza della televisione si trova nel fatto che il programma in qualche modo deve sempre continuare e arrivare, soprattutto, all’ultima puntata.

Eppure ci sono due punti interessanti in questo nuovo programma lanciato da Amazon Prime Video. Il primo riguarda la regìa. Volendo fare un paragone, Pechino Express  ha una regìa molto documentaristica mentre in Celebrity Hunted la regia è cinematografica, così come la fotografia che si adatta ai luoghi nei quali si trovano i  concorrenti. E qui è il caso di aprire anche lo sguardo ai mezzi messi in campo dalla produzione al fine di realizzare il programma, che contano l’impiego di diciotto operatori impegnati nel seguire le celebrities e i cacciatori, l’utilizzo di venti telecamere, di venti Go pro, di quindici droni, due elicotteri con telecamere Wescam e una telecamera sul’idrovolante.

Infine, il secondo e ultimo punto riguarda il tentativo d’innovazione apportato dal programma. Alcuni momenti potrebbero dare forse fastidio allo spettatore perché troppo “telefonati”, ma va lodato il tentativo di sperimentare dei nuovi linguaggi che mescolino elementi della serialità televisiva con programmi d’intrattenimento, anche a costo di rompere il patto implicito tra spettatore e ciò che appare sullo schermo che, ad esempio nel reality, dovrebbe avere una minima parvenza di verosimiglianza alla realtà. Ma, laddove nascono nuove piattaforme in grado di poter dare spazio a sperimentazioni ormai assenti nelle reti generaliste, sia lodato l’arrivo di programmi come Celebrity Hunted.





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