Caporali tanti, uomini pochissimi
La storia secondo Toto' nel bel libro scritto dallo storico Emilio Gentile
di Armando De Sio
Caporali tanti, uomini pochissimi. La Storia secondo Totò è un libro di Emilio Gentile, pubblicato per i tipi Laterza a novembre del 2020. Il volume, scritto da uno dei più grandi storici del Fascismo, nonché allievo di Renzo De Felice, non è una biografia sul principe Antonio De Curtis, tutt’altro. Indubbiamente nel libro è ripercorsa, con acutezza e con precisione propri del grande storico, anche attraverso articoli del tempo, la vita di Totò. Il saggio però si concentra sulla concezione della Storia e della filosofia del principe della risata. E lo fa non solo attraverso la stampa del tempo, come abbiamo già detto, ma anche attraverso l’analisi di alcuni suoi film (che ricordiamolo furono ben 97!), delle riviste che Totò scrisse assieme a Michele Galdieri, napoletano anch’egli, alcune delle quali interpretate assieme ad Anna Magnani e delle sue poesie in cui si esprime al meglio la profonda umanità e la sua visione del mondo e degli uomini. Al principe de Curtis non piaceva la Storia, perché aveva una visione tragica della vita. Ma permetteva a Totò di spernacchiare chi nella Storia, e quindi nella vita di tutti i giorni, si era comportato da “caporale”: i prepotenti che tormentano gli “uomini” qualunque, costretti a vivere un’esistenza grama.
Totò ha attraversato la storia raccontandola, ma senza schierarsi. Se non dalla pare degli uomini, sempre contro i caporali. Come ad esempio i gerarchi fascisti, tronfi e corrotti, che sbeffeggiava nei suoi spettacoli teatrali. Gentile riporta nel suo volume l’esilarante trascrizione della intercettazione telefonica di una conversazione su Totò, reo di aver preso per i fondelli l’introduzione del «voi» come obbligatorio. «Se tornasse Galileo Galivoi» aveva celiato l’attore, definito dal Duce: «Quel pagliaccio di Totò». Rimasto deluso dalla democrazia, dopo la fine del regime, attraverso il personaggio dell’onorevole Cosimo Trombetta, incarnazione del nuovo potere, colpisce ancora i caporali. Pochi attori, come Totò, hanno raccontato la storia del nostro Paese. Il libro di Emilio Gentile è un omaggio affettuoso a un mito dello stesso autore. Totò è stato spesso, in vita, maltrattato. Gli spettatori dei suoi film, tra il 1947 e il 1967, erano stati 250 milioni, con un incasso di 93 milioni dell’odierno euro. Il che, specie per certa critica col sopracciglio alzato, era un capo di accusa. Solo nel 1972, grazie al bel lavoro saggistico di Goffredo Fofi, uomini e caporali riscoprirono il talento immenso di un uomo malinconico che sapeva far ridere. Nell’Italia del dopoguerra tra tanti critici che lo maltrattavano, compreso un genio come Ennio Flaiano, si alzò soltanto la voce del poeta Aldo Palazzeschi: «Abbiamo attraversato ore di angoscia e di dolore, di umiliazione, privazioni e sofferenze fisiche d’ogni genere […] Totò è il richiamo all’ordine della civiltà [...] Totò è apparso all’orizzonte del cinema come arcobaleno dopo il temporale».