La casa dei reali di Spagna

La magnificenza del palazzo di Madrid, "snobbata" però da Juan Carlos e Felipe VI

    di Maria Regina De Luca

Alla lunga tradizione nomade dei sovrani spagnoli, dovuta ai continui spostamenti nel loro vasto regno, pose fine Filippo II, erede di Carlo V e primo della dinastia a volere che la famiglia reale avesse finalmente fissa dimora nella città da lui eletta capitale: Madrid. Il palazzo-reggia-pantheon edificato a 45 km da Madrid ebbe l’aspetto più di un monumento alla magnificenza della corte che di una dimora, per quanto regale. Chiamato L’Escorial, fu abitato dagli Asburgo per circa centocinquant’anni, per venir poi decisamente rifiutato dalla nuova dinastia.

Filippo V fece edificare il nuovo Palazzo Reale a Madrid, nel luogo dove preesisteva il palazzo Alcàzar andato poi distrutto. Su progetto di Filippo Juavara, la costruzione fu iniziata nel 1735. In 26 anni di lavoro diversi progettisti e architetti si susseguirono per realizzare il palazzo reale più grande d’Europa, fornito da ben 3.400 stanze. Con encomiabile senso della misura, il palazzo fu, fin dall’inizio, affiancato da una residenza reale di dimensioni decisamente ridotte: il palazzo della Zarzuela (termine che potrebbe tradursi con ‘operetta’) in una località che oggi è divenuta periferia della capitale. Tra i suoi tesori, il palazzo reale vanta l’armatura a cavallo di Carlo V d’Asburgo, l’imperatore sul cui immenso impero non tramontava mai il sole. Non si contano le opere dei più importanti tra gli artisti europei che figurano nel Palazzo come  l’affresco del Tiepolo dove, quasi certamente per l’allegoria tra l’impero spagnolo e quello romano, è raffigurato il trionfo di Enea. Non mancano sculture di stile barocco di personaggi della storia risalenti all’impero di Roma. Molte tendenze dell’arte italiana influenzano arredi e ornamenti del maestoso palazzo dei sovrani spagnoli e un architetto italiano, il Sabatini, aprì giardini e spazi verdi sul posto delle antiche scuderie.

Le ultime due famiglie reali spagnole, quella di Jan Carlos e quella di Felipe VI, hanno a lungo vissuto, e attualmente vivono, alla Zarzuela. Forse alla base della scelta vi è stato anche un bisogno di maggiore discrezione e di una dimensione di vita meno dispersiva. Ma vi è stata certamente, come componente essenziale, la consapevolezza dei sovrani di essere di esempio al loro popolo nell’evitare sprechi, nelle obiettive necessità di far economia, nella coerenza ai principi di democrazia che hanno come nucleo portante l’uguaglianza, e non nell’interpretazione del termine relativizzata dall’uso improprio della dottrina platonica e proclamata indiscriminatamente dalle diverse, e ancora sventolanti bandiere.

Perché, se proprio vogliamo uscir del tutto dal nostro tema, va anche detto che in Italia Platone venne a studiare, ma che i suoi interpreti in malafede hanno considerato un’applicazione del principio d’uguaglianza, che figura nella costituzione italiana, le situazioni locative del popolo e quelle dei ‘sovrani’ presidenti, che vivono, spesso da soli, in palazzi come il Quirinale, del quale parleremo.





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