LIBRI Versi vegetali

Quindici giovani poeti nell'antologia curata da Annalisa Davide

    di Mario Vittorio D'Aquino

Versi vegetali è il nuovo prezioso libro della Rivista Letteraria “Mosse di Seppia”, edito da Homo Scrivens. Curato da Annalisa Davide, la quale è anche la fondatrice, l’amministratrice e la direttrice del laboratorio, è scritto da 15 giovani autori. Il nome attribuito al nuovo volume non è casuale: come si evince dalla prefazione, “si ispira a La memoria vegetale, un testo di scritti di Umberto Eco e a Ossi di Seppia, capolavoro di Eugenio Montale” e con questo approccio il fiore “della memoria” sta crescendo. In questo mondo sempre più schiavo del digitale e del virtuale, riuscire ad avvertire sentimenti veri, reali è un atto di ribellione. E questo progetto lo si può inquadrare come un guanto di sfida lanciato da giovani scrittori che hanno il virtuoso “coraggio” di ribellarsi e di far evadere dalla prigione buia e grigia dei nostri tempi, con la bellezza della narrativa poetica, la curiosità e l’interesse dei lettori, considerabili oggigiorno anch’essi dei rivoluzionari.

Il quesito che si pone Maria Neve Iervolino, giornalista e scrittrice, che ha collaborato nella creazione di Versi vegetali, è perché scrivere di poesie è così anacronistico al giorno d’oggi. La risposta, ben esplicitata dalla stessa Iervolino, è presto data: l’arte poetica non è immediata e non è per tutti, soprattutto a fronte della digitalizzazione e della razionalizzazione forzata di qualsiasi tema e di questo in particolare che, invece, riesce – o meglio prova – a sopravvivere grazie alla maestosità del “creativo irrazionale”, quell’elemento misterioso riluttante nel cercare forsennatamente risposte cartesiane, tangibili. In questo oscuro e totalizzante “dispotismo illuminato” post-contemporaneo, l’apprezzamento e la riconoscenza che si deve alla poesia è un’aristocrazia di pensiero; leggerla, capirla e interpretarla, invece, è un privilegio ascensionale che ti lega in maniera ancestrale e tradizionale al (tuo) passato. Un insieme creativo che scontra titanicamente con il modus vivendi odierno. “Un sistema con valori imposti dall’alto non può avere nulla a che fare con il racconto poetico” è la legittima constatazione della giornalista Iervolino. Della stessa sorte della filosofia, la poesia cerca la “sua necessaria inutilità”. Nelle pagine del libro è possibile godere le poesie degli autori, le quali hanno un riscontro viscerale tra il proprio vissuto e l’esperienza acquisita attraverso l’arte poetica.

La pluralità delle biografie dei “ribelli” del libro, con annessa intervista curata da Maria Neve Iervolino, precedono il crogiolo di emozioni e di sentimenti espresse in versi ricchi di enjambement e delicate metafore nei capitoli dedicati ad ogni poeta. Si parla di amore, di perdite, di dolorose ferite, di fantasie, quindi di tutti quegli elementi forti, imperituri che segnano indiscutibilmente la vita di una persona e che accompagnano perpetuamente ogni singolo gesto compiuto. Gli autori, sognando Leopardi, Virgilio e Montale senza scomodare altri mostri sacri del repertorio, puntano al cielo per ritrovarsi, se la meta risulti lontana, comunque tra le stelle e godersene l’altezza, il chiarore.





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