Ritratti napoletani: Pietro De Vico

Storia e aneddoti del brillante attore che tanto piaceva a Eduardo e Toto'

    di Armando De Sio

Buffo, esilarante, poliedrico. Questi aggettivi possono ben descrivere un attore del calibro e del talento di Pietro De Vico, nato a Napoli il 2 febbraio del 1911. Figlio d'arte, debutta sul palcoscenico da piccolo, dapprima per sopperire alla mancanza di una bambola che doveva fungere da infante in 'Na creatura sperduta di Eduardo Scarpetta. Negli anni ’30 fonda una compagnia teatrale con i due fratelli, il Trio De Vico. In quello stesso periodo, De Vico conosce Anna Càmpori, cantante d'operetta e attrice romana, anch'ella figlia d'arte, che diventerà sua compagna di vita e di scena. Nel 1962 Eduardo De Filippo lo chiama ad interpretare, in Natale in casa Cupiello, la parte di Nennillo e di qui ha l'opportunità di recitare in molte commedie dell'autore napoletano, alcune delle quali per la televisione. Eduardo lo convocò una volta nella sua villa sull’Appia Antica in vista di una lunga scrittura per la compagnia la Scarpettiana. Discussero di stagioni, di commedie, di parti. Poi Eduardo disse: “De Vico, adesso parliamo di interessi”. “Direttore [così si faceva chiamare dai suoi attori, e non solo, Eduardo], che vi debbo dire, fate voi…” “Ma fate una proposta, De Vico!” “No, direttore, preparate un contratto, io ve lo firmo e ve lo lascio qua. Poi voi mettete la cifra.” “Bravo! Vi siete comportato bene e adesso mi avete incastrato.” De Vico lavorò anche al fianco di altri mostri sacri dello spettacolo napoletano e non solo, come Luisa Conte e Totò. Con quest’ultimo il rapporto fu davvero speciale.

Racconta lo stesso De Vico: “Totò era molto affezionato a me, mi voleva bene. Per tante parti, come quella del Giudizio Universale mi faceva chiamare lui, oppure faceva chiamare mia moglie, che spesso ha fatto la moglie di Totò nei suoi film.”Chiamatemi la Campori ”diceva sempre. […] di Totò la prima cosa da ricordare è la bontà e la signorilità. Nessun attore è mai stato come lui, che rimaneva in piedi e cedeva la sua poltrona alle comparse. Ogni tanto arrivava un attore anziano, che lui conosceva, ed allora Mario Castellani diceva: “Totò c'è coso fuori che dice se potesse fare 'na posa, magari" Siccome non c'era la possibilità, il film era già cominciato, lui metteva le mani in tasca, gli dava dei soldi e gli diceva " Non dire però che te li ho dati io, dì che te li ha dati la produzione". Essere spalla di Totò era difficile. […] Quella piccola scenetta che ho fatto in Totò diabolicus, io stavo a casa mi mandarono a chiamare "Vieni, vieni che ti vuole Totò". Io vado alla Titanus e c'era già la scena che era pronta e mi dice "Mettiti il camice " e io "Ma che devo dire?" "Non ti preoccupare, rispondi a quello che dico io" mi dice Totò. E quella scena sul tavolo operatorio, che non abbiamo provato, venne talmente bene che il regista ad un certo punto diede lo stop, perché l'operatore talmente che rideva faceva muovere la telecamera e non era più possibile continuare. Io spesso sogno la notte Totò, sta vicino a me e mi dice " Che facciamo adesso?" “Le solite cose” rispondo io.”





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