Viaggio al termine del labirinto

Il senso del tradimento e la resa dei conti con l'inconscio. (II puntata)

    di Gianluca J.L. Giadima

Parliamo del labirinto "tradimento". Un labirinto che conosco bene da più angoli visuali. Come traditore, un appellativo che ho sempre respinto fortemente, con uno smash, asserendo, non senza limiti di osservazione, che il vero tradimento è solo quello che si compie verso se stessi. Come tradito, un atto pesante che non mi si è scollato di dosso per tempi immemori, con il suo carico di immagini carnali criminali. Come amico dell'una o dell'altra parte in causa, con tanto di ridondanze narrative, che ricadono come punta metallica sempre nello stesso solco danneggiato di un vinile. Un labirinto per l'appunto. Capace di imprigionare un'anima nell'alveo subdolo della colpa. Che ti trascina a valle nel mare della disperazione, che altro non è che un labirinto più grande. Che sfocia nella depressione o in comportamenti seriali, e perciò nuovamente routinari e quindi labirintici.

Ebbene, oggi, dopo molti anni di latitanza alla profondità del tema, dopo lunghe parabole spese ad analizzare i mie e gli altrui difetti fabbrica, e poi ad imputare colpe a questo o quell'attore, ai fardelli natali freudiani, al karma, che ti incastra anch'esso nell'ennesimo labirinto, all'espiazione della pena, accettando o meno gli errori commessi, che sono colpa della colpa, cosa scopro oggi?! Che tradire, dal latino traedere, significa consegnare. Composto di trans- "oltre" e dare "dare". Dallo stesso verbo latino traedere, nel significato più generale di "consegnare, affidare, trasmettere" deriva anche il sostantivo traditio che si coniuga nell'italiano tradizione, a cui corrisponde un altro ambito semantico da quello particolare e infamante comunemente in uso.

Cioè propriamente prendere per rendere, per mettere in movimento il meccanismo della vita. Un patto di fiducia perciò non leso, ma il germe necessario alla trasformazione, alla realizzazione di un destino. La sintesi di Lavoisier nulla si crea nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, è un tradimento. E così, l'insegnante diventa un traditore, e anche la madre è una traditrice. E questo cambia il paradigma. Bisogna fare il conto non più con ciò che si dà, ma con la materia densa che resta. Con la pietra filosofale estratta dal piombo, che dopo il processo alchemico diventa oro. E allora la colpa va via, per far spazio alla materia del ciclo vitale che regge il mondo, a prescindere da morale e contenitori, colpevoli entrambi di essere scatole claustrofobiche di identità poco chiare a se stesse.

E allora ringraziamo Giuda che ha permesso a Gesù di realizzare il suo destino, di compiere una trasformazione, d'essere il salvatore dai peccati, permettendo a sua volta a Dio di manifestare la sua grandezza. Accettiamo il ruolo del traditore, non come Giuda, impiccandoci colpevoli. Accettiamolo come sistema fondante della natura. Il mio augurio, è che possiate affittare a quello scomodo inquilino che si chiama Colpa, una stanza sempre più piccola nel vostro albergo della vita. E che dal solo suo incedere, possiate riconoscerlo, non tanto dalla maschera che di volta in volta veste, impresa putroppo vana, perchè multiformi e diaboliche sono le sue vesti, ma dall'emozione che conduce con se. Dai labirinti che si riflettono nelle ombre della sua coscienza.

Sostituite l'immagine del labirinto, che nulla ha a che fare con la natura, pur essendo un archetipo, con quella di un albero, che dopo aver gettato le sue radici verso la luce di sotto, spinge il suo fusto in alto, e le sue foglie ad accarezzare la luce del creato. Nella natura non c'è labirinto, c'è evoluzione, che al massimo può voler dire ripetizione ciclica di progressioni auree, ma pur sempre incastro perfetto in movimento. Non fermezza, non occlusione, non ridondanza. Labirinto non è la natura. Labirinto è la psiche umana, che non sapendo come fuggire da se stessa, si occlude ed occlude gli altri.

Una soluzione: cercate la luce! Che non vuol dire date libero sfogo a pulsioni animali, tradendo (nella sua accezione comune) chiunque, dalla famiglia, agli affetti, alle amicizie; ma capite che l'illuminazione, che vuol dire miglioramento profondo, e non godimento passeggero, talvolta giunge anche passando per questo dissestato percorso labirintico. Comprendete che una ricerca puramente umana è votata al fallimento, senza l' aiuto della grazia divina.

(seconda e ultima puntata)





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