Napoli Luoghi letterari

Conoscere la città attraverso i suoi autori

    di Maria Neve Iervolino

La copertina è provocatoria, una foto in bianco e nero mostra un ragazzino, che per posa e sfrontatezza riconosciamo come “scugnizzo”, alle sue spalle una piazza sfocata senza tempo. In basso sono riportati i titoli delle opere intorno ai quali verrà tracciata la mappa letteraria: “Speranzella” di Carlo Bernari; “Scala a San Potito” di Luigi Incoronato; “Via Gemito” di Domenico Starnone; “Montedidio” di Erri De Luca. Riconosciamo nello stile sobrio e nei colori tenui le caratteristiche della veste grafica della collana “I dardi” della Iuppiter Edizioni.

Il libro è opera di una sinergia tra la sensibilità di Aurora Cacopardo, professoressa di materie umanistiche per i licei e apprezzata scrittrice, e la fine indagine di Francesco D’Episcopo, docente universitario.

Si tratta di un’opera breve e fulminea, che arriva immediatamente al tema centrale: la raffigurazione di Napoli attraverso i suoi autori più rappresentativi.

La città analizzata attraverso gli occhi dei quattro autori non è solo aria salmastra e vedute panoramiche, ma un insieme di mondi, eterogenei, eppure assimilabili. Una “Babilonia” alla Via della Speranzella, che squarcia i Quartieri Spagnoli. Una difficile salita lungo la “Scala a San Potito”, che costeggia i bassi, ad uso di albergo di poveri, è “Via Gemito”, traversa di Via Cilea, senza luce, che cancella gli artisti, eppure nulla può contro il talento. È il più antico monte napoletano, il Monte Echia, oggi “Montedidio”, mitico e dimenticato simbolo di Paleapoli. Tutti questi luoghi sono totem del popolo napoletano.

Leggere con attenzione quest’opera porterà il lettore a ricercare i testi di cui tratta, se non l’ha ancora fatto, e lo indurrà a una riflessione sul luogo letterario in cui collocare la produzione realista, al limite del grottesco, che caratterizza gli scrittori napoletani.

“La responsabilità dello scrittore è grande in tempi nei quali, ahimè, sembrano prevalere nuove forme di conformismo, non solo estetico” ricorda Aurora Cacopardo a conclusione dell’opera, ancora più grande è forse la responsabilità dei lettori, invitati a riprendere autori come Bernari e Incoronato, difficilmente collocabili entro una precisa ideologia e per questo dimenticati dai “fabbricatori di opinioni”, e ad affrontare una lettura scevra da preconcetti anche per i due autori della modernità.

Gli abitanti vivono in un perpetuo abbandono. Leggendo le opere del dopoguerra e quelle dei primi anni 2000 non si avverte un feroce salto temporale, ma una continuità genetica racchiusa nelle parole chiave di “solitudine” e “abbandono”, rimarcate durante l’analisi. Il popolo di Napoli guarda sempre a terra, in basso, perché di fronte ci sono solo gradini o stentati gradoni, scale malconce che s’inerpicano fin sopra la città.





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