Napoli, d'immortale c'e' solo la delusione

Contro il Milan la squadra azzurra mostra tutte le sue carenze caratteriali. Serve una svolta

    di Davide Martino

La oramai atavica pochezza offensiva degli azzurri sta limitando gravemente il raggiungimento dei nobili obiettivi di vertice che la piazza vorrebbe godere. I fattori sono molteplici e riguardano sia questioni puramente tattiche che prettamente tecniche, ma anche caratteriali. Partiamo da questo ultimo punto per analizzare lo stato attuale dell'undici di Spalletti. I giocatori venivano dall'exploit di Roma e dovevano necessariamente imprimere la sterzata definitiva al campionato per legittimare i sogni di successo dei tifosi. La squadra è nuovamente venuta meno nella partita fondamentale peccando deficit caratteriali, ma più in generale dimostrando scarsa propensione alla vittoria nel match di cartello.

La differenza tra Napoli e Milan non sta nei singoli, dove il Napoli può tranquillamente dire la sua, quanto nelle figure caratteriali della società, dove i Maldini e i Massara di turno non hanno equivalenti in quel di Castel Volturno. Questo resta il gap non è mai stato colmato dalla società, che dovrebbe dotarsi di un establishment capace di sopperire questo annoso deficit in termini di vittoria.

La famosa mentalità vincente di cui tanti parlano, ma che pochi realmente comprendono risiede nella ricerca dei particolari, nella carica emotiva che riesce a darti un ambiente che sta bramando per il successo, nella certezza di essere migliore dell'avversario e non già per mere questioni di campo, quanto nella testa.

Questa mentalità si costruisce dal principio e il Napoli, inteso come società sportiva, non ha al suo interno un dirigente navigato capace di infondere il quid necessario per costruire la dovuta autostima, quella arroganza benigna che consente di superare l'ultimo scoglio per raggiungere il massimo traguardo. La reale differenza tra Napoli e Milan di domenica sera risiede esclusivamente nella testa dei giocatori, ma su questo punto bisogna dissentire dalle parole di Spalletti che ha colpevolizzato gli undici protagonisti, dopo averli pubblicamente elogiati una settimana prima. Il carattere è nascosto in ogni singolo interprete, ma è il contesto societario e l'ambiente circostante che rende vincente una rosa. Perché nei fatti non vincono solo i giocatori, ma i meriti devono essere ricercati in tutte le componenti anche amministrativo/gestionale e, perché no, nei tifosi e nella carta stampata.

Veniamo alle questioni meramente di campo e anche in questo caso bisogna tirare le orecchie al mister che aveva risposto brillantemente alle critiche per poi destare nuovamente dubbi sulla gestione della squadra. Il Napoli è spuntato in attacco, ma soprattutto è troppo rinunciatario. La squadra gioca con il baricentro basso con il solo Osimhen lasciato alla mercé dei difensori avversari.

Troppo distanti gli esterni costretti a raddoppi e diagonali di 50 MT che ne limitano lucidità e brillantezza offensiva. I numeri non sono mai frutto del caso e la penuria realizzativa degli esterni, colmata parzialmente dalle mezz'ali, non possono che confermare.

Il Milan è sceso al Maradona con il chiaro intento di affrontare il Napoli a specchio basandosi sulla forza fisica nettamente superiore e questa era cosa scontata, ancor di più con i rumors che davano Kessie titolare insieme a Tonali e Bennacer.

Spalletti avrebbe dovuto alzare la linea difensiva, rischiando anche il vis a vis con Leao sulla destra, ma impedendo che il gioco stagnasse nella metà campo azzurra. La forza del Napoli è il palleggio e, pertanto, gli azzurri avrebbero dovuto muovere molto di più il pallone alternando nella partenza dal basso le giocate in uscita di Lobotka, ancora ottimo, Fabian e Zielinski. L'intento è riuscito parzialmente solo dopo il gol subito, allorquando i rossoneri navigati ed esperti hanno adottato ogni strategia per contenere la velleitaria reazione del Napoli, abbassando notevolmente la loro linea difensiva. Troppo lenta la manovra, troppo distanti i reparti offensivi, ma troppi dubbi restano sulla coesistenza di Politano e Insigne con Osimhen.

L'attaccante nigeriano ha gamba per devastare l'avversario negli spazi, ma il suo movimento deve produrre l'imbucata degli esterni o della seconda punta che potrebbe beneficiare del lavoro sporco fatto. 

La mancanza di caratteristiche del duo esterno, orfano di Lozano, unico a poter realmente sfruttare i movimenti di Osimhen,  dovrebbe portare ad alzare il baricentro della squadra anche a discapito dell'equilibrio difensivo ritrovato.

Politano, Insigne dovrebbero a turno sostenere la manovra del nigeriano e, coadiuvati dall'attacco allo spazio di Fabian o Zielinski, portare più uomini negli ultimi 20 metri.

I famosi numeri sopra richiamati certificano questa involuzione preoccupante e figlia parzialmente degli sciagurati imprevisti capitati, in quanto la meravigliosa squadra delle prime nove giornate ha arrancato parecchio nelle seconde diciannove e quasi sempre a causa della scarsa vena realizzativa.

Il Napoli attuale non deve pensare alla classifica, ma alla singola giornata. Le insidiose trasferte di Verona, Bergamo e Torino, contro formazioni che fanno la loro forza proprio sull'aggressività uomo a uomo saranno il vero definitivo banco di prova per capire se questa squadra potrà essere ricordata in eterno, ricordata con affetto o dimenticata in fretta.

PAGELLONE AZZURRO

Ospina 6,5 copie un mezzo miracolo a inizio e a fine partita

Di Lorenzo 6 ha il cliente più scomodo. Se la cava.

Rrhamani 5,5 un po' carente nella fase di impostazione

Koulibaly 5,5 stranamente falloso

Mario Rui 6 tra i migliori

Lobotka 6 vale quanto sopra. Deve avere continuità

Fabian 5 ne carne, ne pesce

Zielinski 5,5 qualcosa in più nel secondo tempo

Politano 5,5 si affanna tanto. Ha contro Theo. Gioca a distanze siderali dalla porta avversaria.

Insigne 5 lo stesso discorso fatto per Politano, ma con ancora meno qualità 

Osimhen 6,5 ha una voglia matta. Deve essere sfruttato.

Mertens 6 poco. Ma non per colpe sue.

Ounas 6 mette rapidità. Ma il Milan lo chiude

Elmas 6 anche lui ci prova con scarsi risultati

Spalletti 4,5 alle parole devono seguire i fatti, mentre sono seguite accuse inaccettabili 





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