L'Italia che piace

Se perfino un regista coreano ama i brani di Gianni Morandi

    di Amedeo Forastiere

Era il 1964 quando due grandi autori di canzoni, Franco Migliacci (paroliere) e Bruno Zambrini (compositore), scrissero il brano In ginocchio da te. A cantarlo era Gianni Morandi. Ebbe subito un notevole successo dominando le classifiche dei dischi per molte settimane. Visti il grande consenso di pubblico e le migliaia di dischi venduti, il regista Ettore Maria Fizzarotti pensò di realizzare un film usando lo stesso titolo della canzone.

In quegli anni era quasi prassi realizzare una pellicola dopo un successo discografico. Boby Solo, Albano, Rita Pavone diventarono così cantattori. Si pensi che il film In ginocchio da te, interpretato da Gianni Morandi e Laura Efrikian, ebbe un consenso di pubblico tale da eguagliare le vendite del 45 giri.

Erano brani semplici, fatti di sentimenti. Il testo recitava storie vere, quelle dei ragazzi della porta accanto, nelle quali si riconoscevano molti giovani innamorati. La critica li attaccava, additandoli con disprezzo come musica commerciale, mentre i discografici si leccavano le dita nel contare i soldi che questa tipologia di brani portava nelle loro casse. In quegli anni di dischi se ne vendevano a milioni. Almeno fino all'avvento degli stranieri, star che si agitavano saltando sul palco, con capelli lunghi dai quali grondava sudore che andava a bagnare il microfono. Quanto più lo straniero sudava, tanto più i giovani si eccitavano, nonostante non capissero niente del testo.

Successe così che i giovani cominciarono a vergognarsi di applaudire le canzoni italiane solo perché non facevano moda. Siamo stati sempre degli esterofili. Eppure chi ha girato il mondo sa che l’Italia è molto amata non solo per le sue specialità culinarie, per la moda o le auto, ma anche in fatto di musica.

Ci sono brani che hanno avuto un tale successo da essere interpretati da artisti di tutto il mondo. Elvis Presley fece la versione inglese di ‘O sole mio, che quasi è diventato l’inno nazionale. Anche Volare e Nel blu di dipinto di blu del grande Modugno sono stati cantati in tutto il globo. In anni più recenti non dimentichiamo l’italiano di Toto Cutugno e i classici del repertorio napoletano, rinati grazie anche a Renzo Arbore che li ha portati in giro ovunque. 

In poche parole ci sono diverse canzoni che rappresentano con dignità e amore la nostra bella Italia agli occhi del mondo. Noi al contrario ci vergogniamo sempre, sgarrupando il nostro paese. Il successo di Morandi, per esempio, da anni non si sente più nemmeno per radio, neanche dopo pranzo, quando il deejay potrebbe aver bevuto un bicchiere di vino in più o una birra e potrebbe distrarsi passando In ginocchio da te. Niente, è sparito.

Il 25 maggio si è conclusa la 72° edizione del Festival del cinema di Cannes. La Palma d’Oro è stata assegnata al regista sud-coreano Bong Joon-Ho, per il film Parasite. Sullo schermo il regista ha invertito i ruoli, sono i ricchi a fare la guerra ai poveri. Una storia molto strana di cui non mi sento di approfondire non avendolo visto. Vorrei però portare l'attenzione sul finale drammatico. Il regista, che viene dal sud della Corea, cioè tutt'altro mond, con una cultura musicale completamente diversa dalla nostra, ha usato come colonna sonora proprio il brano che diede successo a Morandi in quel lontano 1964: In ginocchio da te.

Il motivo che ha portato Bong Joon-Ho a scegliere questo brano commerciale per chiudere un film impegnato, non si è capito bene. Quando l’hanno intervistato, con stupore del cronista sulla scelta direi bizzarra, ha dichiarato, con occhi lucidi per la commozione, che non vede l’ora di conoscere Gianni Morandi.

Da italiano sono fiero di tutto questo, e mi domando: Allora il nostro paese non è tutto da buttare? Amiamo un po’ di più il made in Italy, non aspettiamo che siano gli altri, che vengono da un mondo lontano, parlano e scrivono una lingua incomprensibile, a farci rendere conto del nostro talento.

Talènte ne tenimmo, avimmo ingégno, facìmmolo nuie pure còmme a ll’ate. Nu pòco sulo ca ce' sustenimmo cunquistarrammo chillu pòsto dégno ca, pè mullezza nòsta nun tenimmo (Raffaele Viviani).

Alla prossima ragazzi.





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