Palazzo dello Spagnolo, barocco alle stelle

Nel rione Sanità, tra ornamenti e stucchi in stile rococò, ecco l'edificio costruito nel 1738

    di Liberato Russo

Nello storico rione Sanità, in via Vergini, troviamo uno splendido esempio di barocco napoletano, il cosiddetto Palazzo dello Spagnolo, fatto costruire nel 1738 per volere del marchese Nicola Moscati di Poppano: sposando la figlia dodicenne del barone d’Albanella, don Aniello d’Orso, il marchese entrò in possesso di due palazzi vicini, che fece abbattere per costruire la sfarzosa dimora di famiglia, degna del suo titolo e delle ricchezze accumulate.

Del progetto, secondo i documenti, fu incaricato l’ingegnere del regno Francesco Attanasio, insieme al capomastro Felice Polito, nonostante la sua realizzazione sia tradizionalmente attribuita all’architetto Ferdinando Sanfelice, ciò per la magnifica scala frontale detta ad “ali di falco”, con doppia rampa aperta sul cortile (pavimentato in pietra lavica) e cinque varchi per piano, vera e propria firma del Sanfelice e caratteristica architettonica principale del barocco napoletano.

Oltre alla scala che ne costituisce la facciata interna, a caratterizzare sia gli interni che gli esterni del palazzo sono gli ornamenti in stucco di stile rococò, realizzati intorno al 1740 da Aniello Prezioso su disegno dell’Attanasio: in particolare le porte degli appartamenti sono sormontate da medaglioni con busti, lunette e motivi floreali.

La facciata dell’edificio si innalza su tre piani, dove lesene e capitelli si alternano ai balconi, sui quali al primo piano troviamo timpani spezzati e cimase, mentre al secondo archi ed elementi curvilinei. Il terzo piano invece fu aggiunto solo in un secondo momento, alla fine del XVIII secolo, come evidenziato dalla visibile cornice originaria.

Da segnalare inoltre il monumentale portale d’ingresso con pilastri in piperno, che fonde le eleganti volute alle decorazioni del piano nobile e ne sorregge il balcone.

Nel 1759 il palazzo passò in eredità al figlio di Nicola, Giuseppe Moscati, quindi alla sua morte nel 1806, a suo figlio Nicola, imprigionato in quegli anni per uno scambio di persona. La condizione economica dei Moscati andò peggiorando e gradualmente parte della proprietà andò perduta per far fronte ai debiti: oltre ai fratelli Mastrilli, marchesi di Livardi, che ebbero in garanzia parte del palazzo per dei prestiti concessi, uno degli appartamenti nel 1813 fu venduto a Tomaso Atienza detto “lo Spagnolo”, da cui prenderà il nome l’edificio. L’Atienza s’impegnò ad ampliare il lato destro affidandosi all’architetto Antonio Pecovaro ed arricchendolo con affreschi e decorazioni del pittore Domenico Pane, in particolare sui soffitti.

Causa indebitamenti, nel 1833 la proprietà venne nuovamente espropriata dal tribunale, messa all’asta e suddivisa tra i vari creditori, tra cui Anna Maria Pelliccia, la moglie dell’Atienza che pretese la restituzione della dote, e l’industriale Costa, che intorno al 1850 entrò in possesso dell’intero edificio.

Nel 1925, in occasione della visita di re Umberto di Savoia, il Palazzo dello Spagnolo venne dichiarato monumento nazionale per poi essere successivamente frammentato in più proprietà private, con soli due appartamenti all’ultimo piano acquistati dalla regione Campania. Altri lavori di restauro furono effettuati in seguito al terremoto del 1980 e dallo scultore Augusto Perez, che tra il 1997 e il 2000, acquistato un appartamento, ne riuscì a recuperare le decorazioni originali sepolte dalle sconsiderate modifiche dei precedenti proprietari.

Il palazzo ospita oggi l’Istituto e il Museo delle “guarattelle”, le tradizionali marionette, mentre al secondo e terzo piano si è ancora in attesa dell’apertura di un museo dedicato a Totò, figlio illustre del quartiere.





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