Isola delle Rose, la band nata con il lockdown

Federico Proietti e Iacopo Volpini raccontano come il loro gruppo ha vinto

    di Daniele Vargiu

Gli Isola delle Rose sono una band romana composta da Federico Proietti, Iacopo Volpini e da Andrea Zanobi. Giovanissima band vincitrice del programma di Rai Uno The Band, condotto da Carlo Conti. Andiamo a conoscere qualcosa in più su di loro. Il gruppo si è formato durante il lockdown, un periodo di grande scompenso morale in cui ognuno dei ragazzi è stato privato della possibilità di ciò che voleva fare. Farlo con uno strumento come la musica è stato un istinto naturale, e da lì si è creata l’idea di formare la band. Il nome, vi starete chiedendo, non è nuovo… beh, in effetti è proprio così. Il nome scelto deriva proprio dalla celebre vicenda dell’Isola delle Rose, la piattaforma costruita sul Mar Adriatico dall’ingegnere Giorgio Rosa. Questa vicenda per l’appunto viene raccontata nel film disponibile su Netflix con l’attore Elio Germano e l’attrice e cantante Matilda De Angelis. Ad ogni modo, la band non è solita alle esperienze televisive e infatti, hanno preso parte anche al programma di Simona Ventura e di Paola Perego “Citofonare Rai due”. Attualmente il profilo Instagram degli Isola delle rose conta oltre i 2.000 followers, pagina attraverso la quale il gruppo condivide i propri progetti lavorativi. Adesso andiamo a farci una chiacchierata con Iacopo e con Federico.

Come si è creato il vostro gruppo?

“Allora, noi ci conosciamo da un po' di tempo. Siamo tutti e tre musicisti, laureati al conservatorio, quindi sai ci siamo conosciuti in ambito romano, siamo di Roma. Avevamo suonato assieme durante alcuni progetti precedenti, poi durante il primo lockdown che risale all’incirca alla primavera del 2020, arriva la prima chiamata di Iacopo e di Andrea e mi dicono: senti noi vogliamo formare un gruppo che dici di essere la voce del gruppo? Io precedentemente avevo un progetto da solista e lì, per lì, li dissi, no raga non si può fare, è tre anni che lavoro su questo progetto, non posso lasciar perdere così. Solo che io ci ho pensato dai 30 ai quaranta secondi e poi mi sono detto… dai raga facciamo sto gruppo, quindi è nato così”.

Che meraviglia che, che poi funziona alla perfezione direi?

“Beh, si dai, siamo contenti delle ultime cose che sono successe, quindi molto molto bene.  Per quanto riguarda il nome, è stata un’idea di Andrea. Avevamo un nome provvisorio e dopo cinque o sei mesi non avevamo ancora il nome per il progetto, quindi alla fine dopo cinque sei mesi avevamo i pezzi, un’identità a livello estetico, avevamo capito che cosa volevamo essere e l’unica cosa che mancava era solo il nome. Avevamo questo nome provvisorio che suonava bene, solo che io che sono il più rompiscatole del gruppo, non volevo fosse quello il nome della band, perché volevo che il nome della band esprimesse un concetto. Questo concetto lo abbiamo trovato in un film l’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose. Visto questo film, ci è rivenuto in mente tutto quello che poteva rappresentare il progetto, quindi questo concetto di libertà e di essere chi volevamo nella nostra Isola delle Rose. È stato quello a farci capire che era questo il nome giusto della band, perché è il nome che esprime un concetto”.

Come è nata l’idea del programma di Carlo Conti?

“È nata completamente a caso. Ci hanno contattato su Facebook e ci hanno spiegato che stavano creando un nuovo format nel quale poter inserire delle band da poter far partecipare. Così, ci hanno chiesto di inviare dei video per effettuare delle selezioni. Noi non avevamo capito nemmeno di che format si parlasse, pensavamo che fosse una cosa completamente diversa, non avevamo capito che fosse un talent. Quindi, abbiamo detto ok, mandiamo i video delle cover e delle canzoni fatte e poi piano piano superando le varie fasi abbiamo capito che tipo di format sarebbe stato e abbiamo affrontato la cosa come una sfida, però nel modo giusto, senza farci troppi castelli, senza sognare troppo. O meglio, sognare si, ma senza montarci troppo la testa, quindi siamo andati là con zero aspettative e lo abbiamo affrontato nel modo più giusto possibile”.

Quanto è fondamentale saper suonare uno strumento per un cantante e quanto lo è per un musicista?

“Per noi che facciamo musica, penso che sia indispensabile. Penso che si può essere artisti anche senza conoscere la musica. Essere artisti è un’indole che uno ha e poi può essere coltivata o meno. Poi, però studiare musica ti fa avere una padronanza a livello tecnico di tutto ciò che può esserci durante i live, la scrittura, durante le registrazioni, quindi è ovvio che poi è un grosso aiuto in più e ti da una grande marcia in più, quindi direi che si, e per noi è importantissimo essendo laureati tutti e tre al conservatorio. Per essere artista non è necessario studiare, mentre per lavorare nella musica forse probabilmente si, poi ovviamente se hai un’indole artistica e hai studiato meglio no?”.

Avete mai pensato di partecipare ad altri programmi sulla musica come ad esempio: X-Factor, Amici?

“Ma, guarda si, in realtà ci abbiamo pensato più volte. Adesso dopo quest’ ultima esperienza televisiva che abbiamo fatto ci stiamo concentrando sulla scrittura di nuove cose. Ci stiamo prendendo un po' di tempo per festeggiare perché è stata un’esperienza fighissima, però adesso ci stiamo mettendo sotto con il lavoro e stiamo scrivendo tanto. L’obbiettivo di ora principale è Sanremo giovani, quindi proveremo a lavorare in vista di Sanremo Giovani. X-Factor e Amici penso che siano due vetrine eccezionali, però al momento non è nei nostri piani. L’obbiettivo massimo è sempre l’Ariston, però lavoriamo e vediamo quello che accadrà”.

Un colore che definisce la vostra band e per quale motivo?

“Guarda, ultimamente ci siamo affezionati al giallo. Poi, ovviamente siamo tutti in fissa con il nero e con il bianco”.

Quali sono gli artisti che vi hanno influenzato maggiormente?

“Abbiamo tutti e tre degli ascolti diversi che però poi vabbè, ovviamente cadono tutti nello stesso mondo. Chiamiamolo mondo del rock alternativo. In merito a me, (Federico) sono gli U2, per quanto riguarda Iacopo, lui ha avuto varie fasi musicali nel corso della sua vita. Comunque, in merito a lui, possiamo dire i 21 pilots (duo americano). La cosa bella degli Isola delle Rose, è che tutti e tre avevamo degli stili musicali diversi, ma allo stesso tempo affini tra loro perché poi in realtà quello che è nato da tutto ciò, è un sound speriamo nel tempo sempre più unico nostro che però deriva da tre generi che si assomigliano ma che hanno sfumature completamente diverse”.

Come si descrive il futuro della band?

“Ci sono tanti sogni e tanta voglia di realizzarli. Abbiamo l’obiettivo Sanremo Giovani, puntiamo a quello e stiamo lavorando per arrivarci. Nel frattempo faremo qualche live ovviamente, perché essendo una band, il palco è il posto in cui ci sentiamo vivi. Quindi, gli obbiettivi sono questi e adesso dobbiamo lavorare per realizzarli”.

 

 

 





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