Splendore tra l'erba

Vedere le stelle dall'Osservatorio Astronomico di Capodimonte

    di Maria Regina De Luca

Già dallo scorso anno, il centenario della Grande Guerra suscitò in tutta Itala una reviviscenza della memoria, che quest’anno si è espressa in centinaia di conferenza, concerti, revival, incontri dove la partecipazione del pubblico si è manifestata vividamente, come a smentire quella indifferenza per la parola patria tipica delle nuove generazioni. A quanti hanno superato abbondantemente la sessantina, l’evento chiede il contributo della memoria, testimonianza diretta di una tragedia dagli effetti di lunghissima onda. 

Tra i luoghi istituzionali dove la Grande Guerra è stata ricordata, non possiamo tacere dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, una delle gemme della cultura e del paesaggio di Napoli. Posto sulla collina Miradois, da Mira de todos, poiché affaccia appunto su tutti i lati dell’incantevole guache della città, vicino alla reggia - museo delle opere d’arte che Elisabetta Farnese donò al figlio Carlo, primo re indipendente di Napoli, l’Osservatorio fu voluto da Gioacchino Murat, il re francese che amò Napoli come una sua  patria. Nei rivolgimenti storici della rivoluzione francese, nella spartizione dei territori per la restaurazione, il regno di Napoli fu assegnato da Napoleone al cognato Murat, ma era ormai troppo tardi perché le riforme che avrebbero reso Napoli una grande capitale europea in tutti sensi potessero venir realizzate. Il glorioso decennio francese si chiuse con la morte di Murat, che sognava un’ unità che partisse da Napoli e avesse a capitale la sua città amata, la perla più preziosa del regno.

Completato dopo il ritorno di Ferdinando I, l’Osservatorio realizzò anche il sogno del sovrano Borbone di creare a Napoli una base per la ricerca astrologico, in vista della quale aveva aperto una specula presso l’attuale Museo Archeologico. Primo in Italia, immerso in un verde dalle infinite nuance, lo splendido edificio è oggi centro permanente  di ricerca, ma la sua attività è troppo intensa e poliedrica  perchè se ne possa parlare il questa sede. Collaboratore con Esa e Nasa nella ricerca di fisica cosmica e planetologia, con l’Esa ha realizzato il primo telescopio medio-grande, che oggi opera in Cile. Nell’Auditorium, sede di attività culturali che l’Osservatorio promuove con impegno e continuità, è stato presentato, come già detto, un incontro sulla Grande Guerra: Chiuso per la guerra, riapertura dopo la vittoriosa pace organizzato e condotto da Michele d’Andrea. Dopo il lungo filmato in bianco e nero dove il grigio prevale cancellando talvolta gli aspetti più crudi e spietati delle immagini del massacro che per tre anni venne effettuato sui giovani e ignari eroi italiani, l’Osservatorio ha aperto i suoi tesori ai visitatori, che hanno potuto osservare le stelle dal planetario e dal cannocchiale il candido e inanellato Saturno. Ma il ricco patrimonio librario e gli strumenti che risalgono ai secoli scorsi meritano una visita a parte. Dopo lo straziante e troppo lungo video dello spettacolo, l’invio a riveder le stelle è giunto particolarmente gradito ma l’Osservatorio, ignorato addirittura da parte dei napoletani, merita un incontro e una visita molto più approfonditi.





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