Covid 19, un anno dopo

Non era un'influenza: riflessioni sulle conseguenze della pandemia

    di Eugenia De Luca

È passato un anno da Mattia, da quel tampone positivo, da quel focolaio e da quel “è solo un’influenza”. Era da poco passato carnevale, e le immagini che venivano trasmesse dai principali canali televisivi, raccontavano di Wuhan, città situata nel distretto dell’Hubei, dove uno strano virus iniziava a mietere vittime. Erano indubbiamente immagini forti e di diverso genere; scene raccapriccianti di persone accasciarsi a terra per passare all’irruzione delle forze armate che irrompevano bruscamente negli appartamenti di cittadini poco rigorosi ad una quarantena rigida in pieno standard con il regime dittatoriale locale.

Lo scenario ci sembrava lontano, trattava di una Cina a noi sconosciuta; peccato che la globalizzazione, non ci avesse fatto credere di come, invece, fossimo così vicini anche noi ad uno scenario simile. A poco valse il blocco voli imposto dall’allora, ed attuale, ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ed a nulla bastarono le rassicurazioni di innumerevoli virologi che citavano questa sconosciuta infezione come un pericolo lontano dalle nostre vite, ma soprattutto a nulla servì quel famoso spritz consumato in pieno centro a Milano del governatore Zingaretti per la famosa campagna #Milanononsiferma. Peccato che proprio il segretario del PD sarà uno dei primi a dover fare i conti con il temutissimo covid-19.

Covid-19, sì perché la prima infezione da nuovo coronavirus risale agli ultimi mesi del 2019, ed al fine di non creare confusione con tutto il ceppo di coronavirus, la comunità scientifica ha denominato la nuova infezione da sars-cov2 come COVID-19. Abbiamo passato mesi duri, ci siamo ritrovati dall’oggi all’indomani a vivere due mesi di rigido lockdown; ci siamo ritrovati uniti tutti nella stessa direzione; i balconi sono diventati palchi e la musica è stata per davvero un’iniziale collante. Peccato poi aver vanificato, quasi tutto, con l’avvento della stagione estiva.

Ci troviamo ad oggi a vivere la cosiddetta “fase due” ovvero quella della convivenza con il virus: in soldoni cerchiamo di evitarlo ma abbiamo ben compreso di come questo sia subdolo e particolare allo stesso tempo. Ad oggi sono molte le persone che hanno pagato un prezzo troppo alto, per non parlare delle conseguenze economiche. Questo virus ci ha sicuramente imposto una visione della vita diversa; ci ha imposto un’ottica differente ma soprattutto ci ha fatto, forse, apprezzare quella vita tanto schematica e routinaria odiata e talvolta temuta. La paura continua ad essere ancora viva negli occhi di tanti, ma per fortuna c’è anche quella fiamma di speranza che continua ad ardere quando incontriamo lo sguardo di un bambino che continua a sorridere con gli occhi.





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