Scambi di confine

Diciotto pittori espongono all'Artestudio-Gallery. Intervista all'artista Mario Lanzione

    di Vincenzo Maio

L’Artestudio-Gallery, un accogliente ed accorsato spazio aperto alle arti visive contemporanee, ubicato a due passi dall’Arco di Traiano di Benevento, è curato dall’artista Mario Lanzione e da altri amici. Lo scorso 4 marzo, per la serie “Incontri ad Arte”, questa galleria ha inaugurato la mostra “Scambi di Confine/1”, a cura del sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello. Hanno esposto, con opere in tecnica mista, cm 40x40, 18 pittori d’arte contemporanea provenienti da tutt’Italia: Andrea Alfano, Lucia Buono, Alfredo Celli, Angela Consoli, Carlo Cottone, Giuseppe Cotroneo, Maria Pia Daidone, Carlo Errico, Barbara Giacopello, Maria La Mura, Mario Lanzione, Salvatore Marsillo, Luciana Mascia, Salvatore Oppido, Gustavo Pozzo, Myriam Risola, Antonio Salzano, Paolo Viterbini.

Questi artisti, di tono elevato e di alta qualità, da molti anni sulla scena artistica nazionale, e non solo, differenti per semantica, offrono un serissimo ventaglio di misurate coniugazioni del linguaggio pittorico contemporaneo. La mostra si concluderà il 16 marzo 2017.

Mario Lanzione (nella foto) è un salernitano che ha abbracciato il beneventano. Diplomatosi in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato docente di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Benevento. Da sempre è stato interessato all’arte astratta e dal 1975 espone in personali e collettive in Italia e all’ estero. Ha scritto di lui Maurizio Vitiello: «L’“Astrattismo Totale” nasce nel 1975 con il periodo delle “Carte Veline”, prodotto da Mario Lanzione, che è tra i primi artisti a sperimentare l’idea di mettere insieme i due opposti concetti razionali ed irrazionali dell’ Astrattismo, proseguendo un’ indagine che assimila, metabolizza, e annette la pittura informale a quella nettamente geometrica. Quest’ idea la condivide in pieno con i bravissimi artisti Giuseppe Cotroneo e Antonio Salzano». Lanzione ha risposto ad alcune domande relative al suo impegno nel mondo dell’arte.

Una mostra sull’arte contemporanea. Quali sono i punti comuni tra gli espositori?

«All’inaugurazione della mostra è stato presentato il libro “Percorsi d’ Arte in Italia 2016” (Rubettino Editore). In effetti gli espositori sono artisti estratti da questo libro, che hanno sempre ruotati intorno all’Artestudio-Gallery. Nella stessa galleria alcuni hanno già esposto in passato, altri esporranno nel prossimo anno».

Il linguaggio astratto come va interpretato, visto che la maggior parte degli espositori sono di tale tendenza?

«L’Astrattismo è un linguaggio aniconico, e si distingue proprio perché non ci sono immagini nella composizione. Per capire l’arte astratta bisogna indagare in quelle che sono le idee degli autori, in quale contesto storico operano e producono un'opera. Non essendoci riferimenti d’immagini, l’arte astratta è portata allo studio di quelli che sono i valori interiori delle persone. Valori spirituali, quindi, non una realtà oggettiva, ma una condizione oltre quella che noi viviamo comunemente tutti i giorni. In una conferenza ho detto: «Come potrebbe fare un artista ad illustrare l’universo in continua espansione? Abbiamo l’esempio di Fontana che ha creato nei suoi “tagli” nella tela il concetto di spazialità».

Com’è considerato l’astrattismo nel contesto sociale di Benevento?

«Il fruitore ha avuto sempre delle difficoltà ad interpretare nella maniera giusta l’arte astratta. Quando si osserva un’opera con delle immagini, ci si illude di poterne capire il significato. Per esempio, nel caso di un’opera di arte classica, i non addetti ai lavori, se non si documentano, corrono il rischio di non capire bene il vero significato. Dinanzi ad un’opera astratta, dove non c’è un riferimento iconografico, diventa ancora più difficile. Per questo motivo per capire l’astrattismo bisogna documentarsi. L’astrattismo è quello che abbiamo dentro di noi: è il contenuto e non il contenitore».

E l’arte figurativa, invece, come è considerata nel contesto sociale di Benevento?

«A Benevento si riproduce l’ andamento nazionale ed internazionale. Con il figurativo c’è l’illusione di poterlo capire meglio, per cui il collezionista più facilmente si orienta verso di esso. Ci sono dei mistificatori nell’ arte, sia sul versante dell’ astrattismo che del figurativo. Chi compra un’ opera dovrebbe prima capire, leggere, informarsi sull’ artista che la produce, sulla sua professionalità e serietà, ma soprattutto sulla sua passione per l’ arte».





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