La leggenda di Cola Pesce

il racconto della della storia fatto da Benedetto Croce

    di Rosamaria Lentini

Niccolò era un bambino che trascorreva la maggior parte del suo tempo a mollo nell’acqua di mare. La madre lo rimproverava spesso senza ottenere nulla e un giorno, particolarmente arrabbiata, gli lanciò una maledizione: che tu possa diventare un pesce! Naturalmente le sue sembianze rimasero invariate, però acquisì delle caratteristiche particolari che gli permettevano di restare sott’acqua ore e ore senza avere bisogno di respirare. Niccolò Pesce, inoltre, studiò un sistema che gli permetteva di percorrere grandi distanze:  entrava nella pancia di un  pesce grande, lì rimaneva fintanto che non era giunto dove voleva, poi, per uscire,  gli apriva la pancia con un coltello che portava sempre con sé ed era libero.

Una volta il re volle sapere cosa Niccolò Pesce vedesse nella profondità del mare e lui gli raccontò che c’erano giardini di corallo, che il fondale era cosparso di pietre preziose, un’altra volta da una misteriosa grotta sotto Castel dell’Ovo gli riportò  in superficie una manciata di gemme, poi raccontò che la Sicilia si reggeva su tre colonne sottomarine, una delle quali era, però, spezzata, , insomma i suoi resoconti erano tanti e tutti mirabolanti.   Sempre più impressionato, il re volle sapere fino a che punto potesse scendere in profondità e gli ordinò di andare a riprendere una palla di cannone scagliata dal faro  di Messina. Niccolò Pesce accettò, però .disse al re che la profondità era tanta e che forse lui non sarebbe più riemerso. Così accadde, perchè lui corse dietro alla palla, riuscì ad afferrarla, ma quando guardò in alto verso la superficie, tutta quell’acqua  gli apparve come un muro insormontabile  e, inoltre, all’improvviso si accorse di trovarsi in uno spazio privo di acqua, vuoto e silenzioso.  Capì di non potere tornare indietro e in quel luogo terminò la sua vita.

Questo è il racconto che della storia fa Benedetto Croce nel suo testo  Storie e leggende napoletane e continua con altre preziose indicazioni. Narra, infatti, che il suo cocchiere gli mostrò un bassorilievo incastrato  nella casa d’angolo delle <strettoie di porto>, di fronte a via Mezzocannone e raffigurante un uomo che impugnava un lungo coltello. Era Niccolò Pesce o Colapesce.

Ma, continua Croce, la leggenda di Cola Pesce aveva una lunga tradizione alle spalle, perchè si dava per nata a Messina, ma presente anche nel Don Chisciotte, presente nella tradizione popolare spagnola che parlava di un Pece Nicolao, e giù, giù, fino ad arrivare al 1188, quando di questo  straordinario individuo parla Gualtiero Mapes nei suoi Otia Imperialia.

Ci sarebbe altro da dire, ma è già stato scritto tanto per comprendere quanto sia antica ed estesa nelll’area mediterranea questa leggenda e dinanzi a questa straordinaria  storia come non  pensare ad un altro uomo-pesce, Oannes, appartenente all’area mesopotamica?  Ma questa è un’altra storia.

 





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