Galleria Borbonica, sottosuolo magico

Cave, scrigni di tufo e leggende: la bellezza della 'Napoli di sotto'

    di Flora Fiume

La Galleria Borbonica è una meraviglia dell’architettura che attraversa il ventre di Napoli partendo dalla collina di Pizzofalcone. Per capire bene cosa è la Galleria Borbonica, bisogna andare indietro di molti anni. Come succede anche per tanti altri luoghi della città anche questo ha avuto diverse vite col passare dei secoli. Lo scavo del traforo che doveva unire il palazzo Reale al mare, a metà dell’ottocento, su commissione di Ferdinando II di Borbone, portò alla luce una sorpresa. Lungo il percorso si incrociarono diverse cisterne e cunicoli. Si trattava delle Cave Carafa, utilizzate per estrarre tufo per la costruzione di edifici della zona. E di un antico acquedotto che il nobile Cesare Carmignano, nella prima metà del 1600, aveva fatto costruire e che aveva la funzione di servire tutta la città, ma in particolare Pizzofalcone. Lo scavo borbonico fu poi interrotto.

Il tufo delle Cave fu utilizzato ancora per la costruzione della Chiesa della Nunziatella. E il percorso fu poi adoperato nuovamente durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugio antiaereo. Ma ancora non è finita. Dal dopoguerra agli settanta, le gallerie scavati furono utilizzati come deposito giudiziario comunale. E, purtroppo, anche come discarica abusiva. Negli anni ’80 quei sotterranei furono utilizzati come parcheggio e intercettati per sbaglio durante gli scavi per realizzare la Linea Tranviaria Rapida di Piazza Plebiscito. Solo negli anni 2000 sono state riportate alla luce le tappe di vita della Galleria Borbonica. Nel 2005 infatti il Commissario di Governo per l’emergenza Sottosuolo ha incaricato dei geologi affinchè ispezionassero e studiasserro la zona. Nel 1853 Ferdinando II di Borbone incaricò con decreto l’Arch. Enrico Alvino di progettare un percorso sotterraneo che partendo dal Palazzo Reale, attraversando Monte Echia sotto la collina di Pizzofalcone arrivasse fino a Piazza Vittoria. Cioè in prossimità del mare e delle caserme. Si trattava di una galleria che avrebbe avuto un duplice scopo: sarebbe servito per consentire un rapido arrivo delle truppe direttamente in difesa del palazzo reale e una sicura via di fuga per i monarchi. La galleria doveva avere due corridoi: la Strada Regia e la Strada Regina. Lo stesso punto di arrivo per due percorsi diversi, uno oltrepassando il colonnato di Piazza Plebiscito, l’altro per via Santa Lucia. I lavori nel periodo borbonico durano circa tre anni. Tre anni di olio di gomito, picconi, martelli e cunei e con l’illuminazione del tempo: torce e candele.

A lavori ultimati solo per tre la popolazione potè transitare attraverso quel nuovo percorso. Dopo la costruzione della via di fuga voluta dai Borbone, avrebbero dovuto essere apportate una serie di modifiche.  Poi gli eventi della storia, in particolare l’unità di Italia sospesero ogni ulteriore intervento. Nel periodo della guerra quasi 10.000 cittadini utilizzarono la galleria ed alcune cisterne come ricovero dai bombardamenti. E molti ci rimasero anche dopo, quando, proprio a causa dei bombardamenti avevano perso le proprie case. Proprio per questo le istituzioni dell'epoca si occuparono delle necessarie migliorie: servizi igienici, impianto elettrico e calce passata sulle pareti di tufo per evitare disgregazioni. Quando nel 2007 i geologi hanno scoperto nuovamente questi luoghi, è stato chiaro a tutti che non potevano essere abbandonati al loro destino di nuovo. Si è dato il via quindi allo studio delle varie vite che le cisterne e i cunicoli hanno vissuto nel corso dei secoli, liberando i passaggi. Tra i vari ritrovamenti si è anche scoperto che uno dei passaggi utilizzato durante la seconda guerra mondiale esisteva fin dal Seicento. Era ad uso dei “pozzari”, cioè di coloro che si occupavano della manutenzione dell’acquedotto. Grazie all’Associazione Culturale “Borbonica Sotterranea” e ai tanti volontari che hanno prestato la loro opera nello scavo, la Galleria Borbonica ha aperto le porte al pubblico nel 2010. Offrendo la possibilità di scegliere tra diversi percorsi di visite guidate. La più recente è la “Via delle Memorie”. Vi si accede attraverso Palazzo Serra di Cassano a Monte di Dio. Più precisamente attraverso uno spazio di arte e cultura che prende il nome di Interno A14.





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