Leggere un libro

Immersione sul fondale delle parole

    di Amedeo Forastiere

Leggere un libro è, e deve essere, come andare come sott'acqua. Sì, proprio così. Quando si va sott'acqua intendo nel mare. Ci s’immerge lasciando il mondo che non appartiene alla fauna e flora marina fuori. Un libro, romanzo, racconto, tutto ciò che attrae la nostra attenzione di lettore, dev’essere assaporato nella totale tranquillità, dove oltre al libro e noi che lo leggiamo, non dev’esserci nient’altro, nessuno a disturbare o peggio distrarre. 

Ricordo quando andavo in immersione con le bombole che mi permettevano di esplorare gli abissi sconosciuti. Dopo la tipica capriola che mi faceva scendere giù, m’isolavo dal mondo esterno, restando solo con il fondale da esplorare, scoprire. L’unico rumore era il mio respiro attraverso l’erogatore, e qualche barca in lontananza.

Ogni fondale era sempre diverso dall’ultimo che avevo visto, anche se flora e fauna erano comunemente le stesse. Nelle acque torbide, un po’ sporche, trovavo sempre le cozze, mentre in quei limpidi trasparenti non c'erano mai. Perché la cozza ha la funzione di filtro, depura e pulisce le acque sporche. In quelle trasparenti non c’è niente da depurare.

Conoscendo bene le immersioni, avendole praticato per diversi anni, quando leggo un libro uso la stessa prassi del sub. Sembrerà strano il mio parlare, ma se mi seguite attentamente, alla fine sarete sicuramente d’accordo con me. Perché dico che un libro è come un fondale marino?

Perché di un libro nuovo noi non conosciamo il contenuto (l’abisso). Magari la trama, ma tutto quello che c’è scritto lo scopriamo man mano che lo leggiamo (ci immergiamo).

Come i fondali marini, anche i libri sono uno diverso dall’altro. Perfino in quelli seriali in cui lo stesso personaggio realizza un'impresa nuova in ogni racconto, ci immergiamo scoprendo sempre nuove avventure e disavventure del nostro eroe.

Come i fondali marini, anche i libri lasciano emozioni, plasmano un ricordo, danno la sensazione di non aver speso inutilmente il nostro tempo sempre più povero di minuti. Ci sono i fondali anonimi, torbidi, flora morta per mancanza di ossigeno, pesci barcollanti per il troppo inquinamento, che lasciano l’amarezza di aver speso tempo, e allora ci teniamo a dire agli amici di evitare quei fondali perché non c’è nulla di bello, interessante da vedere. Così è per quei libri che non lasciano niente, racconti anonimi, senza briciole di emozioni, trasporto, fantasia. 

Poi ci sono quei fondali che ti dicono di evitare perché sporchi, ma è proprio in quella sporcizia che trovi inaspettatamente il mollusco meraviglioso, la cozza. Spesso la mangiamo appena pescata sciacquandola proprio in quell’acqua sporca, non sappiamo resistere alla tentazione di tanta bontà.

Ci sono quei libri che i critici mortificano, perché poveri di linguaggio, dalla sintassi contorta, qualche congiuntivo sbagliato e refuso. Proprio in quella sporcizia (letteraria) scopriamo un sapore particolare, genuino, d’altri tempi che ci conquista, cedendo alla tentazione un po’ come facciamo con le cozze. Di quel racconto tanto declassificato alla fine ci innamoriamo, e lo consigliamo agli amici. 

Finendo, leggere un libro dev’essere come andare sott'acqua (dove per fortuna i telefonini non sono ammessi), isolarci dal mondo esterno, restando noi e il libro. Come in un qualsiasi fondale marino troviamo quello che non c’è sulla terra ferma, anche in un buon libro troveremo quello che la vita di tutti i giorni non ci dà.

Vi lascio con i versi di una bella canzone, sembra scritta proprio per questa riflessione.

Scinne cu’mme nfunno o mare a truva’ chillo can un tenimm acca’.

Alla prossina ragazzi.





Back to Top