Tesori dimenticati

Il mito degli organi conquista Stoccarda

    di Mauro Castaldo

Il 23 giugno 2013, in Germania, precisamente a Stoccarda, è stata inaugurata una mostra fotografica sugli organi delle chiese di Napoli. Organizzata dall’associazione organistica «Giovanni Maria Trabaci» - di recente gemellata con il «St. Nikolaus Orgelfestival di Stuttgart» -, l’esposizione avrebbe meritato, prima di arrivare in terra tedesca, un posto d’onore nel calendario degli appuntamenti culturali partenopei, soprattutto per richiamare l’attenzione su un patrimonio di inestimabile valore artistico che versa in condizioni di abbandono e sollecitare l’intervento delle istituzioni nostrane. Ma, si sa, chi governa, o meglio chi dovrebbe governare, le politiche culturali e turistiche dei nostri territori preferisce sostenere, a volte, eventi e iniziative per nulla collegati e in sintonia con le ricchezze d’arte e di storia che Napoli ha la fortuna di possedere ma l’incapacità, spesso, di promuovere.

Il grande patrimonio organario napoletano è attualmente poco conosciuto e non valorizzato opportunamente. è importante trasformare questa eredità della nostra storia in una risorsa culturale da offrire agli studiosi ed ai turisti della musica. L’organo, infatti, non va visto solo come oggetto storico, purtroppo abbandonato e deturpato, ma anche come macchina funzionante, in quanto la completa fruizione dell’organo riguarda anche l’ascolto della musica che produce secondo la propria identità storica. è importante, conservare l’identità dell’organo napoletano e del repertorio per organo nato e  pubblicato a Napoli nel corso dei secoli passati, con una consapevole assunzione di responsabilità culturale e di gestione da parte delle istituzioni. è opportuno, quindi, favorire ed incentivare le attività di diffusione della cultura organistica napoletana. Conoscere un po’ la storia musicale partenopea, può far capire quanto diciamo. Di grande importanza internazionale fu la scuola napoletana del sedicesimo secolo che ebbe tra gli organari di punta il Di Palma. Nel 1600 vi sono gli organari D’Amato, Pellegrino, Fabri, Riccio, Menna, Ferrer, Miraglia, Lapi, Orta, Molinaro. Nell’ambito del restauro e ricostruzione dell’organo della chiesa del Gesù Nuovo, furono riutilizzati i materiali usufruibili degli organi preesistenti di Pompeo e Martino De Franco. Nel 1700 vi sono gli organari Petrilli, Gallo, De Martino, Basso, Grisanti. L’organo positivo nella Basilica dell’Incoronata a Capodimonte è di Domenico Antonio Rossi perfettamente restaurato e funzionante. Nel 1800 vi sono gli organari Favorito, Alboreto, Galasso, Petillo, Migliori, Alvano. Nella Basilica del Carmine Maggiore vi è l’organo costruito da Francesco Mascia successivamente ampliato e restaurato nel 1973. Alla ricchezza di organi ed organari corrisponde una vera e propria scuola organistica napoletana, una scuola nata nella metà del ‘500 e che ha rappresentato una esperienza unica nella storia degli strumenti da tasto a Napoli. La capitale della musica da tasto nel 500 è certamente Napoli con musicisti famosi come Giovanni Maria Trabaci, Rocco Rodio, Antonio Valente, Giovanni Maque, Ascanio Majone. Questo gruppo di musicisti preparò il terreno all’arte di Frescobaldi. Non solo, ma grazie alle relazioni tra Napoli e la Spagna la pratica musicale ispanica, a sua volta aperta agli influssi fiamminghi, penetrava nel Sud Italia e per lo stesso canale ma in direzione opposta le raffinatezze della musica rinascimentale italiana si trasmettevano in Spagna. L’Associazione organizzatrice della mostra e impegnata dal 2006 nel diffondere la musica organistica, prende il nome da Giovanni Maria Trabaci che fu nominato dal Conte di Lemons, dopo una serie di musicisti stranieri, organista nel 1601 e maestro della Real Cappella del Palazzo Reale di Napoli nel 1614, cariche ricoperte sino alla morte avvenuta a Napoli il 31 dicembre del 1647. La mostra fotografica rappresenta un’occasione unica in cui sarà possibile vedere una parte della città di Napoli segreta e ricca di suggestioni. Dall’organo progettato da Luigi Vanvitelli agli strumenti costruiti dagli organari reali, ricchi di decorazioni e dipinti posti sulle mostre esterne. Una testimonianza di un artigianato napoletano, purtroppo scomparso, che ha lasciato un patrimonio artistico tra i più preziosi al mondo. Il percorso fotografico si arricchisce anche di immagini di organi restaurati e altri strumenti che versano in uno stato di completo abbandono; molti di essi sono stati fotografati in chiese storiche purtroppo chiuse e cappelle di palazzi gentilizi non aperti al pubblico. Le iniziative dell’Associazione Organistica «Giovanni Maria Trabaci» a Napoli e in Campania, tra le quali la rassegna organistica permanente «Sette secoli di musica sacra per organo a Napoli», il «Festival Organistico del Sannio Giovanni Salvatore» e i «Vespri d’Organo in Costiera»,  contribuiscono alla riscoperta e alla valorizzazione del patrimonio organario, nonché del repertorio per organo che è di grande importanza nella storia dell’evoluzione della musica per tastiera.

 





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