Palazzo Giusso in bilico tra incuria e restyling

La storia dell'edificio rinascimentale oggi sede dell'Università L'Orientale

    di Liberato Russo

In largo San Giovanni Maggiore, deviando da via Mezzocannone verso largo Banchi Nuovi, vediamo svettare il monumentale Palazzo Giusso, conosciuto un tempo come Palazzo Filomarino della Torre, costruzione di stile rinascimentale risalente al XVI secolo. Articolandosi su un pian terreno, un mezzanino e due piani (divenuti quattro dopo le ultime ristrutturazioni), il palazzo è caratterizzato dalla robusta facciata alternante lesene composite al piano nobile a serie di paraste al pian terreno, mentre il cortile interno, tipicamente napoletano, presenta archi retti da pilastri in piperno scolpiti a modanature, un vecchio pozzo e l’accesso ai sotterranei.

L’edificio preesistente su quel suolo, composto da una casa nobiliare con giardino vista mare, di proprietà del viceré Gonzalo Fernández de Córdoba, fu acquistato nel 1546 dal marchese di Grottola, Alfonso Sánchez che affidò il progetto per la nuova costruzione allo scultore ed architetto Giovanni da Nola.

Già nel 1569, causa un’alluvione, furono necessari alcuni lavori di assestamento all’edificio, durante i quali Alfonso Junior, erede del marchese morto nel 1563, reputandolo incompiuto, ne approfittò aggiungendo un ulteriore piano decorato con porte e finestre in piperno.

Nel 1645 la proprietà fu venduta al cardinale Ascanio Filomarino, che oltre ad acquistare alcuni terreni vicini, ingrandì il giardino, recintò la piazza sulla quale affacciava il palazzo e fece costruire il portale in piperno con il monumentale stemma di famiglia sopra il balcone centrale.

Alla morte del cardinale, per testamento il palazzo passò a suo nipote, Ascanio Filomarino duca della Torre, e rimase proprietà della famiglia per ancora due secoli, fino ai moti rivoluzionari del 1799. A quell’epoca, sulla scia della Rivoluzione Francese, con i Borbone in fuga dalla città per l’arrivo delle truppe francesi, il palazzo era abitato dai fratelli Ascanio e Clemente, figli del quarto duca della Torre: i due, famosi per la loro cultura e il pensiero illuminista, pagarono cara l’adesione alle idee riformiste e repubblicane, quando denunciati da un loro parrucchiere, furono catturati dai lazzari e condannati a morte, mentre l’edificio venne devastato e dato alle fiamme insieme alle opere d’arte, il mobilio, i preziosi e alla ricca biblioteca al suo interno.

Dopo questa fase tumultuosa il palazzo restò a lungo disabitato fin quando Nicola Filomarino, erede dell’ormai decaduta famiglia, lo vendette nel 1820 all’avvocato don Nicola Amalfi che lo cedette poco dopo alla Società di Commercio dei banchieri Giacomo Forquet e Luigi Giusso, il quale ne divenne unico proprietario nel 1828.

Alla morte del Giusso l’edificio passò in eredità al figlio Candido, che s’impegnò per ridare il vecchio splendore alla dimora facendo eseguire imponenti ristrutturazioni sia interne che esterne: a ricordare tali lavori fu posta un’epigrafe nell’androne, successivamente collocata nel cortile interno.

Nel 1932 l’allora Regio Istituto Orientale, l’attuale Università L’Orientale, acquistò il palazzo e vi trasferì la sua sede adeguandone gradualmente i locali all’uso didattico: agli anni ’90 risale l’installazione dell’ascensore e delle scale antincendio (che ne hanno tuttavia danneggiato l’unità architettonica), oltre all’acquisto di restanti terreni adiacenti non inclusi all’epoca del rogito, come la quattrocentesca Cappella Pappacoda, con il suo splendido portale gotico.

Palazzo Giusso continua oggi a rivestire il suo ruolo, vivendo in bilico tra incuria e nuovi rifacimenti all’interno di una più ampia, possibile riqualificazione.





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