Gianluca Cirillo. Artigiano delle chitarre

Antiche strumentazioni con un po' di modernità

    di Enrico Lava

Gianluca Cirillo. Nato nel Comune di Perito in provincia di Salerno, si dedica sin dall’adolescenza alla cultura musicale in toto, cominciando col suonare chitarra e basso nei vari gruppetti della zona e riscuotendo ottimi successi con le reinterpretazioni dei gruppi degli anni 60’ e 70’ Italiani e Internazionali. Il suo percorso artistico vede un breve periodo di interruzione per motivi di lavoro che lo portano lontano dal Cilento, precisamente in Liguria dove attualmente lavora e si dedica alla ricerca e al perfezionamento della cultura musicale di strumenti Vintage e alla collezione degli stessi con l’obbiettivo di creare un museo dedicato a questa strumentazione d’epoca.

La difficoltà è consistente perché proprio su questo argomento di musei e conservazione dell’arte ci troviamo in una nazione che purtroppo ha smarrito la sua vera identità, svendendola al migliore offerente straniero senza curarsi di aiutare chi invece nella Cultura continua a crederci e a ritenerla l’unica arma per poter affrontare serenamente il futuro. Gianluca, inizia a lavorare tecnicamente su questi strumenti per perfezionare la loro funzionalità soprattutto li dove, essendo passati molti anni dalla loro produzione, gli stessi potrebbero presentarsi in uno stato conservativo non dei migliori.

E proprio qui entra in gioco l’operosità dettagliata del piccolo artigiano che, con l’accurata ricerca dei pezzi di ricambio originali, riesce a tramandarci con molte difficoltà ciò che erano le squisite produzioni dei quegli anni sui vari marcati internazionali. Eko, Melody, Bartolini, Gemelli, Wandrè(Antonio Pioli), Zerosette, Crucianelli, Meazzi, Carmelo Catania, Galanti, Davoli, Maccaferri, Carini, Cincolani, Rex, Ariston, queste tra le tante, le marche ricercate e studiate dal maestro per approfondirne il valore culturale, storico, sociale e inquadrare quella che era la rivoluzione musicale della strumentazione di allora con l’avvento del Rock n Roll.

Molte case Italiane iniziarono questo processo e a tal proposito si può ricordare che le prime chitarre elettriche erano frutto di un’innovazione partita dalle fabbriche di fisarmoniche. Cambia la cultura, cambia la società e di conseguenza cambia il modo di fare Arte  e i suoi modi di trasmetterla. Le innovazioni e le sperimentazioni che Cirillo sta portando avanti, sono ultimamente approdate ad un’altra ricerca un po’ più complessa del previsto.

In pratica la novità consiste nell’aver riscoperto la rudimentalità dello strumento musicale a corde come, a titolo di esempio, la famosissima Cigar Box Guitar, innovazione in cui egli stesso si è calato con la vera e propria costruzione di questo strumento così storico. Per esser chiari, una cigar box guitar (letteralmente "chitarra a scatola di sigari") è uno strumento musicale rudimentale, appartenente alla famiglia dei cordofoni. Lo strumento veniva costruito con mezzi di fortuna, come scatole di sigari appunto, dai braccianti afroamericani negli stati meridionali degli USA.

Questi particolari oggetti si diffusero a partire dal 1800, quando i sigari iniziarono ad essere commercializzati nelle scatole piuttosto che nei barili. Esistono parecchie varianti dello strumento dipendenti per lo più dai mezzi che si riuscivano a reperire per la costruzione. Venivano costruiti modelli con e senza tasti, e da una a fino a un massimo di sei corde. La variante più diffusa è quella a 3 corde con tasti, la più rudimentale a una corda e senza tasti. Spesso quest'ultima era costituita da un legno di scopa come manico. Fa parte degli strumenti che diede origine al delta blues e le tecniche più usate (soprattutto nella variante senza tasti) sono lo slap e lo slide (o bottleneck).

L'accordatura dello strumento segue solitamente le ultime corde della chitarra ma più spesso le accordature aperte più adatte alla tecnica bottleneck. Perché approfondire la ricerca di questa strumentazione : ”…Io credo che la cultura non può prescindere dalla scienza e viceversa. Se capiamo i meccanismi che stanno alla base degli strumenti, la loro storia, il luogo dove nascono e il loro evolversi nelle generazioni, riusciamo a comprenderne l’anima in profondità e ciò ci aiuta a capire anche il perché di quelle sonorità, lo stato d’animo di quei piccoli musicisti che trasmettevano e continuano a trasmettere ancora oggi, dopo anni,  a chi ascolta. Non dimentichiamo le condizioni di vita dei milioni di braccianti afroamericani negli USA. La difficile vita che dovevano affrontare e nello stesso tempo la capacità di sfogare la rabbia, malcontenti e angherie con la semplicità di costruire uno strumento musicale che portava loro distrazione e un pizzico di felicità, uno strumento che accompagnava le loro notti insonni.

Dobbiamo continuare ed insistere a studiare la storia ed essere capaci di incentivare lo studio dell’antico, conoscerlo alla base per poter avviare il moderno altrimenti c’è il rischio di andare avanti senza avere nessuna base. E ciò in tutti i settori della vita … anche un semplice strumento può nascondere tanta conoscenza”. Questa l’intervista rilasciata dal maestro che ha voluto, con ciò, lanciare tale  messaggio universale. Universale come la cultura, l’unica arma che abbiamo per comunicare con i popoli presenti sul pianeta. In ultima analisi, il mercato del piccolo artigiano sta prendendo piede, molti sono gli strumenti già creati da Cirillo per vari musicisti che hanno subito sperimentato le ritrovate sonorità del “Delta Blues” con le prime incisioni in diverse sale di registrazione. Inoltre, il mercato, ha già raggiunto il territorio Cilentano grazie ad un gruppo musicale della zona “I MUDACA” che subito hanno collaudato il valore sonoro dello strumento. Non  rimane che augurare al nostro artigiano la migliore fortuna nella sua ricerca e la speranza che il suo progetto museale possa un giorno regalare nuove emozioni.

  





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