Nell'attesa che ritorni una vita normale

L'assurda privazione degli abbracci e dei baci ai tempi del coronavirus

    di Amedeo Forastiere

La fase 2, ritorno alla normalità. Passeggiare per via Caracciolo con la mascherina che non ci fa respirare l’odore del nostro bel mare. Non ci fa gustare quel leggero sapore di salsedine. Questa è normalità? Andare in pizzeria con un vecchio amico per una bella margherita e avere al centro del tavolo una lastra di plexiglass che ci divide è normale? Non poter abbracciare una persona che vogliamo bene, i nipoti, è normale? I giovani innamorati che non si possono baciare, se si lasciano prendere dalla passione, vengono multati, è normale? Andare al mare a dovuta distanza dal vicino d’ombrellone, con il quale si faceva amicizia, tante volte sono nate storie d’amore. Adesso non si può più tutti lì come Robinson Crusoe naufraghi sulla spiaggia a parlare da soli, è normale?

Secondo me qualcuno ha perso il concetto della normalità. Certo c’è un virus in giro tanto pericoloso che già ha fatto molte vittime e bisogna in qualche modo difendersi, ma quella che stiamo vivendo in questo periodo, per carità non chiamatela normalità. Da come parlano gli esperti, la mascherina farà parte del nostro look per molto tempo ancora, qualcuno ipotizza, anni. I giovani si abitueranno, ma gli anziani? Per tutti quelli che sono cresciuti con la passeggiata fumando la sigaretta dopo aver bevuto un buon caffè sarà molto dura.

Anche il ritorno al lavoro dopo la quarantena non sarà come prima, la pausa del caffè si farà a turno? Quelle quattro chiacchere che si scambiavano assieme al collega, con la mascherina non sono la stessa cosa, in molti rinunceranno. Un cambiamento nel modo di vivere probabilmente ci sarà, ma non dobbiamo perdere la speranza di poter tornare come prima del covid19, liberi. La gente è strana, ricordo di persone; sia uomini sia donne, che quando il proprio amore chiedeva una carezza, un abbraccio, erano molti quelli che dicevamo. “ Amo’, e non ti azzeccare, mi opprimi. Fatti più in là, mi manca l’aria. Adesso che dobbiamo stare a dovuta distanza, quell’abbraccio invadente, appiccicoso, manca.

Quando vedo in tv le persone che camminano tutte in un certo modo, mi tornano alla mente quei vecchi film americani di fantascienza, degli anni Sessanta, Settanta. Dove la fantasia dello sceneggiatore, immaginava le persone che erano per metà umane e per l’altra meta robot. Quella fantasia cinematografica sta diventando realtà? Speriamo di no! Quando a settembre riapriranno le scuole, è stato deciso che le aule saranno ridotte come numero di studenti. Bisognerà rispettare la distanza di sicurezza. Non più banchi a due posti, ma singoli a circa due metri di distanza. In questo momento mi torna il ricordo quando a scuola si faceva il famoso tema. Parlare del compagno di banco. Era una consuetudine, un modo per socializzare con il nostro vicino di gomito.

Adesso in questa fase di difesa dal virus, che chiude i ragazzi in un maggior isolamento. Immagino, certo i tempi son diversi, ma mettiamo il caso che un’anziana maestra, legata ancora all’antico sistema, dia come compito in classe il vecchio e tradizionale tema. Tema: Parla del tuo compagno di banco. Svolgimento: Sono seduto da solo.





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