I fantasmi di Palazzo Donn'Anna

Viaggio nelle leggende partenopee: storia delle regina assassina

    di Flora Fiume

Napoli ha da sempre dei legami molto forti con il mistero e l’esoterismo. Tantissime sono le leggende sui fantasmi che appartengono alla nostra città. Dal Munaciello, alla Bella ‘mbriana, al fantasma della bambina golosa del Gambrinus. Ma uno dei palazzi storici più famosi, Palazzo Donn’Anna a Posillipo, pare sia proprio lettaralmente infestato di fantasmi. Ce ne sarebbero davvero molti: di essi si sentirebbero urla e lamenti durante la notte. Diverse sono le storie che si narrano, già a partire dal ‘500, periodo in cui il palazzo fu costruito su un edificio che già esisteva che aveva il nome di “La Serena” e apparteneva al marchese Dragonetto Bonifacio. Una ha come protagonista la Regina Giovanna d’Angiò.

Pare, infatti, che la regina si accompagnasse spesso e volentieri con giovani amanti, scelti attentamente tra i pescatori più belli e fascinosi del quartiere di Santa Lucia. Poi, come una vera mantide religiosa, dopo una notte di intensa passione li faceva uccidere. Buttandoli dalle finestre del palazzo o facendoli cadere in una botola. Gli echi delle anime di questi giovani amanti si sentirebbero ancora adesso provenire dai sotterranei del palazzo. Nel 1600 poi il palazzo passò nelle mani di Anna Carafa. Donn’Anna era la figlia di Antonio Carafa. Suo marito era Don Ramiro Guzman, Duca di Medina Las Torres, Vicerè di Napoli.

Per superare la maledizione del palazzo di cui tutto parlavano diede incarico a Cosimo Fanzago di progettare un nuovo palazzo, che prese poi il suo nome: Palazzo Donn’Anna. Ma non bastò la seconda vita dell’edificio a cancellare i fantasmi e fu la stessa Anna Carafa a crearne di nuovi. Pare, infatti, che proprio durante l’inaugurazione del nuovo palazzo fu organizzata una festa. Durante la serata ci fu uno spettacolo teatrale che aveva per protagonista Donna Mercede de Las Torres, nipote del Vicerè, avvenente spagnola. La piece inscenata era la storia di una schiava innamorata e non corrisposta dal suo padrone, interpretato in quella occasione dal Principe Gaetano di Casapesenna. Nella storia poi, durante un duello, la schiava salvava il suo padrone e la vicenda si concludeva con un appassionato bacio tra i due.

La leggenda vuole che Donn’Anna vedendo la rappresentazione fu rapita da un moto di forte e inspiegabile gelosia, al punto di non applaudire, unica tra tutti gli avventori, e da litigare nei giorni successivi continuamente con Donna Mercede, che ad un certo punto scomparve stranamente nel nulla. Forse è partita, si diceva. O forse si è ritirata in convento. Le malelingue incolpavano Donn’Anna di averla fatta cadere nella famosa botola di Villa delle Sirene. Fatto sta che Gaetano la cercò a lungo, ma invano. E c’è chi giura che ancora oggi è possibile incontrare il fantasma di Donn’Anna che tormenta i giovani amanti Donna Mercedes e Gaetano affinché non si amino nemmeno nel mondo nei morti come non ebbero a fare in quello dei vivi.





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