In memoria di una signora amica

Al Mercadante, fino al 15 novembre, lo spettacolo diretto da Francesco Saponaro

    di Teresa Mori

«Le storie della protagonista e delle sue amiche sembrano risalire dagli antri bui degli ipogei che furono i ricoveri promiscui di una guerra che "non basta a liberarci dall'infelicità, dalla disgrazia, dal destino fetente di nascere napoletani" e che, insieme alle notti profonde, non vuole proprio passare». Conflitto, passione, fuga (così titola il programma di sala) nelle parole in versi di Patroni Griffi e delicatamente drammatizzate dal genio del giovane Francesco Saponaro, regista napoletano, ormai unica chimera tradizionalista in un teatro solamente mitteleuropeo.

“In memoria di una signora amica” dall’opera di Peppino Patroni Griffi ha inaugurato la stagione di prosa napoletana, al Mercadante, da poco orgogliosamente Teatro Nazionale, mercoledì 28 ottobre. Una produzione del Teatro Nazionale che vede in scena uno straordinario cast di interpreti, con Mascia Musy nel ruolo della protagonista Mariella Bagnoli. Ad affiancarla sulla scena, praticamente, due generazione di attori: Fulvia Carotenuto (Gennara), Imma Villa (Uraniae prostituta), Antonella Stefanucci (Margherita e prostituta), Valentina Curatoli (Antonia e prostituta),Edoardo Sorgente (Roberto, figlio di Margherita), Eduardo Scarpetta (Alfredo, amico di Roberto e Pascariello), Tonino Taiuti (Il maestro, marito di Gennara), Clio Cipolletta (Pupatella la cameriera e prostituta),Carmine Borrino (Michele, amante di Gennara), Giorgia Coco (Olga, ragazza di Roberto), Giovanni Merano (Un soldato americano), Anna Verde (Ester, moglie di Roberto).

Ricordiamo che del bel libro Francesco Rosi, altro grande partenopeo, per primo, ne fece un film seguito da un più recente Enzo Moscato. Il 28 sera, un teatro piacevolmente gremito, pubblico allegro ed esultante per uno spettacolo piacevolissimo, scorrevole tanto da sembrare molto breve. Quattro quadri di neorealismo, per uno spettacolo che fa ridere, sorridere e molto riflettere. Arricchito da una splendida scenografia pennellata da Nino Fiorito e da costumi pertinenti forse poco audaci e sbiaditi. Sale in chiaroscuro di palazzi napoletani, quadro vivente della piccola borghesia partenopea. Scene che riproducono i vecchi splendori di una generazione, ormai distrutta dalla miseria portata dalla guerra, piena di superstizione e ignoranza, ma illuminata qua e là dalla sete di conoscenza. Bravo Saponaro, riporta il suo tocco e dirige uno splendido spettacolo corale, dal profondo valore artistico e civile, che riporta i tormenti di un'epoca che sembra passata, ma a tratti appare ancora presente. La musica dal vivo del piano contribuisce all'estetica delle scene e arricchisce i contenuti.

Tutti bravi gli attori fra i quali eccelle Mascia Musy, bravissima a far vivere una signora dalla cattiveria ancora giovane e dalla stanchezza e dalla delusione antica, Clio Cipolletta meraviglioso disegno di una povera disgraziata. Spassoso e veristicamente grottesco Tonino Taiuti.





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