Napoli e Spagna, gli studi non finiscono mai

Un filo lega indissolubilmente la città di Partenope e la nazione ispanica

    di Maria Regina De Luca

Al convegno internazionale di studi promosso a Napoli da: Seconda Università degli Studi, Università di Navarra - Griso, Fondazione Pietà dei Turchini, Biblioteca Nazionale, Istituto Cervantes, Galleria Palazzo Zevallos Stigliano e Ambasciata di Spagna, hanno partecipato docenti delle Università di Napoli e delle università del Michigan, (U.S.A), di Cadiz, di Palermo, di Madrid, di Navarra, del Saint Mary College, Indiana, (U.S.A.) della Sapienza, di Roma Tre e di Firenze per un’analisi a largo raggio dei rapporti tra i due regni nei secoli XVI e XVII. Le culture teatrali e musicali, religiose, letterarie e sociopolitiche s’intrecciano e si suggestionano vicendevolmente tra la Spagna e la Napoli vicereale e l’arte del "consenso", indispensabile a un impero, si diffonde da Napoli dove l’esercizio del potere assume una ritualità del tutto innovativa, una sorta di spontanea teatralizzazione della vita pubblica che lega in una sorta di sottintesa complicità entrambe le parti del delicato e sempre precario gioco politico tra popolo e sovrani. Il vicerè di Medina de la Torres alterna bandi teatrali a bandi fiscali, il mecenatismo diventa politica col conte di Oñate che, dopo la rivolta di Masaniello, mette  in scena una "commedia", vero e proprio  messaggio di ricongiunzione tra la corte e il popolo. La città e il potere hanno come mezzo e filtro di comunicazione apparente il teatro, la drammaturgia, l’iconografia ma il sostrato portante è ben più profondo. Napoli è la città dominata che ha fornito al sogno cultuale aragonese i suoi umanisti e i suoi filosofi e, nei secoli successivi, è stata matrice di un rinnovamento culturale che si diffonde in Europa mentre fiorisce in Spagna el Siglo de oro: una duplice fioritura che diventa materia di scambio e di assimilazioni reciproche. Come la Napoli greca "conquistata" aveva assimilato e si era fatta assimilare dalla potenza romana riuscendo a livellare le reciproche posizioni politico-culturali la Napoli vicereale, destituita a viceregno, instaura con la Spagna un gioco di destrezza politica, sociale e culturale rivolto a porsi su un piano di parità, e anche di supremazia, sia pure solo culturale, sulla Spagna dominata. Napoli, unica città dell’Impero dove non s’insedierà mai il Tribunale dell’Inquisizione Spagnola è una metropoli europea e i "prodotti" della sua arte, in particolare di quella figurativa, sono oggetto di acquisizione da parte dei vicerè che ben sanno la necessità di arricchire la madrepatria di opere d’arte per accrescerne il prestigio. Il conte di Lemos acquista le opere di Caravaggio, il marchese del Carpio è collezionista di quadri e di biblioteche destinate alla Corona, ma questo è solo uno dei tanti temi oggetto del convegno che ha insistito particolarmente sulla drammaturgia dei due regni. Il professore Francesco Cotticelli della Seconda Università e membro del Comitato scientifico, nella sua relazione  sul Convitato di Pietra in area meridionale apre ancora una volta la questione del Burlador de Sevilla, eternamente attuale ed eternamente in scena a Madrid e a Napoli. Per il professore, il rapporto tra Napoli e la Spagna è stato sempre sondato secondo direttrici di storia economica o modelli istituzionali, sostrati ideologici, politiche vicereali, organizzazioni di corte e cerimoniali e, più recentemente,sul mecenatismo e sul collezionismo d’arte tra le due aree, a testimonianza di gusti e influssi reciproci.

Veniamo al teatro.

Teatro e musica erano, (e sono), vettori essenziali nella costruzione di un immaginario e di un’identità, dove si riflettono molti degli elementi rintracciabili in altri ambiti, ma si registrano ancora specificità dettate da pubblici e orizzonti d’attesa diversi.

E il Convitato di pietra dalla doppia nazionalità?

Il repertorio del Siglo de oro è presente in Italia meridionale, ma con trasformazioni e adattamenti significativi. La drammaturgia della santità costituisce un indubbio legame con le tradizioni delle commedia de santos e degli autos sacramentales, ma risponde a esigenze di politica, di propaganda e di divulgazione che sono segnatamente napoletane. Quanto di questo dialogo sia stato promosso dall’intraprendenza di attori e maestranze è un dato che appena cominciamo a percepire.

Questo dialogo tra due paesi dell’Europa mediterranea, espresso in ben tre giorni di studio, ci sembra un  auspicio per l’Europa a tenersi unita nel nome del progresso civile, sociale, politico ed etico, sotto l’egida e la bandiera della sua civiltà millenaria, culla di insuperabili fioriture d’arte e di pensiero.





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