Palazzo Sanfelice, set di Eduardo
Intreccio di archi e volte, giochi barocchi: ecco l'edificio che ospitò Questi fantasmi
di Liberato Russo
Su via Arena alla Sanità tra il 1724 e il 1726, l’architetto Ferdinando Sanfelice progettò su una preesistente struttura il monumentale Palazzo Sanfelice come residenza privata per sé e sua moglie Agata Ravaschieri di Satriano, costruito su quella che era l’unica strada verso la riserva di caccia di Carlo III a Capodimonte, scelta per la salubrità del luogo rispetto al centro, nonostante il carente sistema fognario e il cosiddetto fenomeno della “lava dei Vergini”, che in caso di alluvione o forti temporali portava su via Foria detriti di ogni tipo.
Il palazzo venne costituito inglobando due corpi distinti, di cui uno acquistato e ristrutturato i precedenza dal Sanfelice, uniti dalla facciata principale che si erge per due piani con finestre decorate; al piano nobile queste alternano ai timpani piatti dei balconi quelli tondi e triangolari alle finestre, mentre al secondo decorazioni a sesto arcuato e tondi con busti.
Seguendo l’andamento curvo della strada, l’edificio presenta due ingressi con due portoni gemelli in marmo e piperno sormontati da coppie di sirene in stucco che oltre a sorreggere il balcone del primo piano, esibiscono targhe settecentesche con iscrizioni di Matteo Egizio ad esaltare l’opera dell’architetto e patrizio napoletano.
A differenza dell’esterno, gli interni si differenziano per i cortili e le rispettive scale: al primo cortile, a pianta ottagonale, si accede tramite un ingresso con il soffitto affrescato dagli stemmi nobiliari delle famiglie, alla scala a doppia rampa che ripercorre l’inclinazione delle pareti; mentre il secondo cortile, più ampio e a pianta rettangolare, presenta una spettacolare scala aperta su entrambe i lati, prettamente “sanfeliciana” (per le sue scale si guadagnò il soprannome di “Ferdinà lievat a’sott!”), con cinque arcate per piano, in un intreccio di archi e volte a vista sostenuti da pilastri, dirompente gioco di spazi barocco che fa da proscenio al giardino rialzato visibile sul retro (visione scenografica che ricorda il Palazzo dello Spagnolo anche per la ricchezza degli ornati).
Guide settecentesche attestano che alcuni ambienti interni erano affrescati da Francesco Solimena mentre la cappella privata esibiva quattro sculture della scuola di Giuseppe Sanmartino raffiguranti le stagioni; opere andate perdute già nel 1854, al tempo in cui il palazzo era di proprietà per metà di Francesco Capecelatro, marchese di San Lucido e per metà del marchese di Vigo.
Palazzo Sanfelice è stato inoltre teatro di produzioni e trasposizioni cinematografiche tra cui Questi Fantasmi di Eduardo De Filippo, ed è oggi suddiviso in più appartamenti tra vari condomini.