La soglia del poetare

Lâ??irresistibile movimento della materia poetica nel secondo numero di Levania

    di Mariangela Ranieri

Poesia è tutto ciò che si eleva a sentimento. La materia poetica, nel suo irriducibile e perpetuo moto, dal momento in cui si libera, al momento dell’atterraggio (ricezione), incide una melodia, il cui leitmotiv è quindi l’emozione. Levania (rivista di poesia, Iuppiter Edizioni, così chiamata in omaggio a Sergio Solmi, che in questo modo intitolò, negli anni ’50, un’esile raccolta ispirata a un librino del Seicento, il Somnium, seu Opus de astronomia lunari, opera oscuramente utopica di Johannes Kepler) nel suo secondo numero, propone nuovamente l’irresistibile movimento della materia poetica, attraverso le voci sinergiche di autori quali Morten Søndergaard (artista danese) che plasma la parola poetica e ne fa estasi. Le poesie qui tradotte fanno parte della sua ultima raccolta, “Vantaggi e svantaggi nel mettere ali”, uscita nel febbraio del 2013.L’autore esprime i limiti, nonché i vizi e le forze, nonché le virtù della natura umana attraverso il criptico linguaggio metaforico che “sembra espandersi in relazione di chi l’ascolta con la grazia sospesa, e con l’implacabile beat, di una danza”. Il percorso tracciato questa volta da Lucrezi (direttore della rivista) pare posarsi sul concetto di soglia, che in questo caso rappresenta il flusso bidirezionale tra la voce uscente del poeta e il parlare interno dello stesso. Carmen Gallo, inoltre, attraverso parole ventriloquiali riporta alla luce la voce di John Donne, dove il “tout se tient” con straordinaria leggerezza, dove la soglia, questa volta, è rappresentata dall’altro, che, ”allo stesso tempo, ci apre l’Aperto e ci spiazza in un nessundove”. E ancora, la realtà presentata da Liliana Ugolini, dove il concetto di soglia è qui inteso nell’istante stesso della percezione, delle immagini opposte che essa genera e che, con la Ugolini, si traducono in parole che procedono verso la poesia, “in ironia e leggerezza come una narrazione sempre da riscrivere […] e così percepire il disegno sottile di illeggibili verità che i mimi del reale e dell’apparire siglano in giochi d’ombre, in proiezioni sapienti oltre il vetro”. Si introduce silenziosa oltre la soglia anche la figura di Jacopo Ricciardi, le cui parole sembrano quasi essere ancore nei confronti del domani e soprattutto nei confronti dell’individuo. Infine, chiudono il cerchio, che in ogni suo punto si spezza, autori in bilico tra il futurismo e l’ultramoderno, quali “il barocchista Pieri; l’"epigenetico” Fontana; la saettante Balatresi; l’oltreverbale Caruso”. Ogni parola, in questo numero, rappresenta un ponte; ogni figura rappresenta un fiume, le due cose esistono l’una in funzione dell’altra: il poeta che modella il proprio scorrere attraverso il linguaggio, dove anche il silenzio dialoga, dove il tutto non ha forma e si amalgama allo sfondo, dove neanche il cielo si pone al confine.





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