L'imperatrice

L'Arcano numero 3

    di Maurizio Pacelli

Arcano numero tre, l’Imperatrice è la prima carta in cui lo sguardo è rivolto a destra, ossia al futuro. È la mente creativa che tutto predispone affinché si possa realizzare compiutamente il proprio desiderio. Dopo esser morti a se stessi (Le Mat), aver iniziato il viaggio (il Bagatto) organizzando gli elementi a disposizione, aver approfondito la conoscenza necessaria al proprio cammino (la Papessa) – tutte attività che hanno la necessità di guardare al passato, ossia a ciò che abbiamo e dobbiamo recuperare – arriva il momento della rielaborazione personale. L’Imperatrice rappresenta le idee personali, i progetti da realizzare e questo significato è rafforzato da due temi simbolici: l’aquila e lo scettro. L’aquila è raffigurata su uno scudo ed è a sinistra. Simbolo di regalità, è un uccello solare, l’unico in grado di guardare dritto il sole senza accecarsi. In questo senso rappresenta il simbolo della percezione diretta della luce dell’intelletto. Con una particolarità: poggiata sulla sinistra, simboleggia l’attività creativa ma astratta perché l’uccello non è a terra ma ancora in grembo. Inoltre una mano, che non si sa se appartiene o meno alla regale Signora, la tocca, come a significare il risveglio della propria energia creativa. Anche lo scettro, sebbene a destra, è in grembo. Esso termina con una sfera sormontata da una croce, proprio a richiamare la materia che però non è ancora indice di concretizzazione. Essa genera, con la mente – aquila, e attraverso il proprio ventre su cui si erge lo scettro, le proprie idee sul mondo. I propri personali progetti. Con la Papessa forma il paio del femminile, ossia questo principio, che era in embrione nell’arcano numero due, qui si completa: la Papessa rappresenta l’anima e dunque gli aspetti più nascosti e sotterranei; l’Imperatrice la personalità, ovvero incarna gli aspetti più manifesti e terreni. D’altronde i confini tra le due Signore sono molto labili. La Papessa – Iside è madre di Horus, e come si è detto la sua iconografia rimanda sempre a una figura di donna con bambino; l’Imperatrice – Hathor è invece sua moglie. Ciò nonostante, letteralmente Hathor significa «palazzo di Horus» perché in effetti la moglie, Hathor, è anche la sua nutrice e in questa veste si confonde con Iside. Un’altra variante del mito vuole che il dio Horus, nella sua forma di dio-sole, torni ogni notte a nascondersi e rigenerarsi nella bocca di sua moglie Hathor, che era anche la patrona della gioia, della danza, della musica e dell’amore. Come non pensare ad Afrodite e alla sua purezza. Tutto ciò rimanda ad un ultimo e importante tema di questo arcano. Nei tarocchi di Marsiglia, in particolare nell’edizione restaurata dall’Accademia dei Tarocchi, l’Imperatrice ha dietro di sè, sul trono, un’acquasantiera, simbolo della purificazione, a voler rappresentare che le proprie rielaborazioni vanno passate al vaglio della mente superiore e che la forza creativa di questo arcano, non rimanda alla tumultuosa quanto indisciplinata ricerca del piacere, ma ad una raffinata capacità estetica e sensoriale, in grado di separare i desideri che tendono alla realizzazione del nostro benessere, da quelli che hanno come conseguenza una soddisfazione effimera quanto improduttiva di un reale appagamento.





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