'Brevi interviste con uomini schifosi'

Paolo Mazzarelli e Lino Musella protagonisti della pièce tratta dai racconti di D. F. Wallace

    di Armando De Sio

 Andato in scena dal 1° al 6 febbraio al Teatro San Ferdinando, “Brevi interviste con uomini schifosi” di David Foster Wallace è uno spettacolo incredibile. Non solo per la messa in scena di otto dei ventitré racconti dello scrittore statunitense scomparso nel 2008, ma anche per la regia e la drammaturgia di Daniel Veronese, drammaturgo e regista, maestro indiscusso del teatro argentino e del continente latino-americano, e per il talento e la bravura incontenibile dei due attori Paolo Mazzarelli e Lino Musella. L’ironia dello scrittore americano è irresistibile: tratta la natura umana e il quotidiano con suprema abilità; il suo humor è così ricco di drammaticità da arrivare quasi al sadismo.  Concepiti da Wallace in forma di monologhi al maschile, la scelta del regista argentino è quella di far diventare ognuna delle otto voci selezionate un “dialogo tra un uomo e una donna”. Una piacevole alternanza di ruoli, maschile e femminile, tra i due eccellenti protagonisti con unico comune denominatore: quello di raccontare e rappresentare profili di maschi incapaci ad avere relazioni serene con le donne.

Otto storie che noi sbirciamo a distanza ravvicinata, quasi come da un buco di una serratura, in una scenografia essenziale (quattro sedie un tavolo ed un tappeto immacolato a fare da palestra agli esercizi eleganti degli attori, jeans per costumi non connotanti tempo o geografia), in cui l'unico movimento geometrico è costituito da una diversa disposizione dei tavolini e dai due attori che a secondo del ruolo stanno uno seduto e l’altro in piedi, o entrambi seduti. Ogni storia ha un titolo diverso: si passa dall’uomo che insulta la moglie che lo sta lasciando; all’uomo che vanta la propria infallibilità nel riconoscere la donna che ci sta senza fare storie; all’interpretazione magistrale di Lino Musella che utilizza la propria deformazione, è un uomo senza un braccio, per portarsi a letto quante più donne possibili, ora facendo leva sulla pietas, ora facendo la vittima di una società discriminante. I dialoghi vengono fuori come tante sferzate e sono imbevuti di fragilità, gelosie, desideri e possessioni, ma anche fatti di violenze e di cinismo che si uniscono ad un humor caustico e paradossale.

Si ride anche spesso perché questo specchio così ben articolato e tratteggiato delle relazioni affettive provoca in contemporanea ilarità ma anche una certa dose di inquietudine. Una sorta di galleria o di enciclopedia del cattivo comportamento di coppia, giocato come una partita mai alterata dalla violenza vera e forte che s'incontra ogni giorno in cronaca. Lunghissimi e meritatissimi gli applausi ai due attori Paolo Mazzarelli e Lino Musella, pieno in ogni ordine di posto il teatro, simbolo di una ripresa e di una voglia di tornare a vedere spettacoli perché, mai come per questo spettacolo vale la definizione di teatro come specchio della vita umana, della società, dei suoi umori, delle sue ansie, delle sue grandezze come delle sue schifezze.





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