Gugliucci, il destino di essere un'icona

L'attore salernitano mette in scena il suo Billy sacramento a Montedidio racconta

    di Flora Fiume

Quattro giorni di felicità declinata in vari modi attraverso luoghi ed eventi con cui la collina di Pizzofalcone si è raccontata. È stata così mantenuta la promessa della prima edizione di Montedidio Racconta, che si è svolta tra degustazioni, musica, visite guidate, tutte all’insegna di momenti felici da tascorrere in buona compagnia. 

Come è accaduto per chi è venuto ad ascoltare Yari Gugliucci (nelle foto), attore salernitano di cinema e teatro, che ha segnato una delle tappe della manifestazione, raccontandoci, a suo modo, “La felicità di essere attore”. 

Lo ha fatto attraverso le vicende di Billy Sacramento, protagonista di un romanzo scritto dallo stesso Gugliucci (Secondo Billy Sacramento, Iuppiter Edizioni, Collana Memento), che con questo personaggio sembra quasi aver disegnato il contorno del suo alter ego. Come Gugliucci, che vive e lavora tra l’Italia e gli Stati Uniti, anche Billy Sacramento è un attore italiano che decide di andare a Los Angeles. Qui si svolgono  vicende turbolente e incontri improbabili, che lo portano a ricercare se stesso, la sua fortuna, ma finiscono col fargli perdere le coordinate della sua identità. 

Yari Gugliucci, nella location di Interno A14, a Palazzo Serra di Cassano, ha letto alcuni brani che ripercorrono i momenti salienti del romanzo in cui Billy si ritrova, senza volerlo, trasformato in un’icona. Una di quelle il cui volto finisce stampato sulle magliette o dipinto sui muri da artisti come Bansky. La sala è buia e l’attenzione totale. Tutti pendono dalle labbra dell’attore che narra il suo messianico personaggio. Non si scorge nessuna luce di nessun display di cellulare acceso da qualche spettatore annoiato, come tristemente accade spesso al cinema e a teatro. Ma non stavolta. 

Durante la lettura di Billy Sacramento, nessuno distoglie lo sguardo dalla figura illuminata in primo piano di Gugliucci. Soprattutto durante il monologo finale. «...Vorrei poter avere il tempo necessario per spiegare che esiste un nemico invisibile che ci combatte da secoli che è la paura. La paura che centrifuga ogni piccola certezza e ci strappa gli abiti di dosso rendendo la notte più buia e gelida. La paura che ci lascia in sala d’attesa una vita intera e ci costringe a giudicare quando non ne abbiamo alcun diritto...». 
La voce dell’attore è accompagnata soltanto dalle immagini che scorrono alle sue spalle. Tutte scelte, come le musiche, con sapiente attenzione dal regista e produttore Maurizio Fiume che ha curato allestimento e produzione con Riverstudio. 

Il romanzo di Yari Gugliucci, da cui è tratto lo spettacolo, si conclude con il momento del funerale di Billy Sacramento. Allo stesso modo si è conclusa la rappresentazione.  Prima tappa di una turnée già pronta a fare il giro dell’Italia.





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