Il nuovo logo Enel

Che fine ha fatto la comunicazione visiva?

    di Silvio Fabris

Mi è stato chiesto di commentare il nuovo logo dell’Enel. Premesso che non è mio costume e mai lo sarà di esprimere giudizi sul lavoro degli altri. Chi lo fa non tiene conto che un progetto grafico scaturisce sempre da un brief nato dopo varie riunioni con la committenza. Se non si conosce il brief di che parliamo?

È stato definito un logo epilettico, un restyling o redesign selvaggio, sembra quello di Google etc. Evidentemente non si è capito che il mondo è cambiato, non si può continuare a criticare i marchi/loghi utilizzando parametri che appartengono al passato o con aspetti disciplinari con grande attenzione a questioni formali, tipografiche, cromatiche. Il marchio/logo deve durare nel tempo, non deve passare di moda è ciò che affermava il grande maestro olandese Bob Noorda, al quale già nel 1998 gli fu commissionato il redesign dei loghi Enel ed Eni, progetti diversi, ma stesso approccio. Inoltre era convinto, a giusta ragione, che il logo dovesse rappresentare in sintesi i valori e la storia di un’azienda. Ancor di più oggi il logo da un valore soprattutto grafico/estetico è passato a quello narrativo. Io posso solo esprimere un parere di fruizione ottica. Che ci sia un disagio visivo per quelle sfumature e i vari colori in 4 lettere mi sembra ovvio, tanto da farmi venire il mal di testa…ma è solo una battuta.

Da come si legge nella presentazione del logo, si parla di colori per riflettere la varietà dello spettro energetico, definito un nuovo sistema visivo…in nome della “Open Power”.

Piuttosto c’è da chiedersi: ma quanto durerà la nuova immagine? Visto che anche grossi marchi come la Google hanno rivisto il proprio marchio sfatando il primo tabù del branding: mai cambiare il logo di grande successo.      





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