LIBRI Teresa B.

Il romanzo d'esordio di Carlo Spagna (Iuppiter Edizioni)

    di Flora Fiume

Teresa B., pubblicato da Iuppiter Edizioni, è il romanzo di esordio di Carlo Spagna, magistrato in attività dal 1977 al 2019. Durante la sua lunga carriera ha giudicato diversi casi efferati di femminicidio, alcuni dei quali tristemente giunti alla ribalta nazionale. Come quello di Teresa Buonocore, da cui è tratto il suo libro. Teresa B. però non è solo un romanzo che narra una delle solite storie ascoltate alla tv o lette sui giornali milioni di volte (purtroppo). Riesce ad essere molto più. Il modo in cui viene raccontato l’avvenimento va ben oltre la vicenda di cronaca di una bambina che riceve torbide attenzione da un amico di famiglia e di una madre che paga con la vita l’aver difeso la sua creatura. È cronaca giudiziaria, e insieme poliziesco mescolato ad atmosfere da legal thriller. Il tutto condito da un punto di vista assolutamente privilegiato. Quello di chi ha conosciuto, interrogandoli in aula, tutti i protagonisti, i co-protagonisti e le comparse di questa vicenda. Di chi ha avuto la possibilità di cogliere in semplici gesti o atteggiamenti l’animo di ognuno di loro. Di chi conosce alla perfezione la macchina della giustizia e ha la capacità di individuarne tutti i piccoli grandi cortocircuiti che non hanno saputo evitare il triste epilogo. Di chi c’era e non ha solo visto, ma, in quanto giudice, ha dato un contributo diretto, da vero protagonista, alla storia e intende ora continuare a darlo, attraverso il suo racconto.

“Eppì”, l’orco della storia, non è “solo” un viscido pedofilo. E’ un malvagio che si aggira nella società con fare presuntuoso, prevaricante, sentendosi al di sopra di ogni legge, in dispregio di ogni regola. È un uomo per il quale gli anni di gioventù trascorsi in carcere per omicidio non hanno avuto alcun potere rieducativo. “Ciro dei Cani”, suo fedele braccio destro, è un giovane, la cui provenienza da una realtà deprivata è il motivo della sua posizione di minorata difesa rispetto ai condizionamenti psicologici di Eppì, al punto da renderlo capace di compiere quasi con naturalezza anche i gesti più sconsiderati. Solo il suo redimersi, alla fine, può, in parte, salvarlo. “Manuela” è una bambina. Ma vive solo apparentemente come una bambina. Chiamata a perdere la sua innocenza e a crescere troppo presto. Una bambina che sprigiona forza, fierezza e rettitudine più di tanti altri che passano alla sbarra durante il processo.

E, infine, “Teresa”, una donna, una mamma. Qualcuno l’ha definita una madre coraggio, ma forse è troppo riduttivo infilarla in quello schema. Dal punto di vista del giudice Teresa è una donna dignitosa, orgogliosa, che mostra grande coraggio e forza (ecco da chi ha preso la piccola Manuela!). Ed è proprio da quella sua indole fiera che Carlo Spagna ha tratto ispirazione per scrivere la sua storia. È evidente che raccontata così la vicenda non è più soltanto un fatto vero di cronaca nera. Ma è un dispiegarsi di vite nei cui confronti il destino talvolta si accanisce. È uno spaccato di società con cui ciascuno di noi può trovarsi, indifeso, a dover fare i conti. È la descrizione di una giustizia che non potrebbe e non dovrebbe permettersi alcuna distrazione.





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