Questione di hispanidad

Il 12 ottobre, la scoperta dell'America e la festa nazionale spagnola

    di Maria Regina De Luca

Il 12 ottobre la Spagna ha festeggiato la scoperta dell’America, merito del navigatore genovese Cristoforo Colombo che equipaggiato dai sovrani di Spagna di caravelle, uomini e vele, salpa da Palos il 3 agosto del 1492 alla ricerca di una nuova via per le Indie e approda il 12 ottobre a un isolotto delle Bahamas, ribattezzandolo San Salvador. La terra che bacia per grazia ricevuta è per lui l’India e i suoi abitanti sono indiani. Non lo sfiora l’idea di aver scoperto il continente dove, tra eroismi di sopravvivenza quotidiana e serti di piume, sonnecchia in nuce la grande America.

Sfortuna vuole che un tal Vespucci, Amerigo per gli amici, si avventuri in quegli anni per gli stessi mari, ma ben convinto che una quarta parte dell’universo aspetti lui per venir scoperta. Ci arriva in seconda battuta, ma geografi e cartografi gliene riconoscono la paternità legittimando nel suo nome la nascita del nuovo continente, celebrata dapprima con la "Fiesta de la raza", poi intitolata all’hispanidad, da un sacerdote in nome della fratellanza dei popoli e divenuta, nel 1987, "Fiesta Nacional". La Vergine del Pilar, patrona di Spagna che si festeggia nello stesso giorno, aggiunge il sacro a quel profano di conquiste non proprio pacifiche, ma per la stragrande maggioranza degli spagnoli la festa è ancora detta dell'hispanidad, cifra identitaria di una Nazione che oggi sventaglia il suo orgoglio di conquistatrice di continenti e d’imperi.

La festa si solennizza nella parata militare lungo le vie del centro cittadino, da Plaza del Emperador Carlos V a Plaza de Colon al suono dell’inno nazionale e alla presenza della famiglia reale. Non manca la deposizione della corona di lauro in omaggio a quanti hanno perso la vita per difendere frontiere e ideali della patria. La musica si alterna al rombo degli aerei militari e acrobatici che disegnano in cielo la bandiera spagnola. Segue a Palazzo Reale il ricevimento per circa duecento invitati, ma la festa proseguirà nella notte poiché, come sull’impero di Carlo V non tramontava mai il sole così i madrileni, felici abitanti di una città "sicura", spostano il loro tramonto fin quasi all’alba concedendosi incontri culturali o conviviali quasi ogni sera e sempre con lo stesso entusiasmo, ma soprattutto senza che il lavoro del giorno ne venga compromesso.

Anche in Argentina, dove la conquista spagnola modificò l’etnia coi suoi stermini, è festa, la Festa del "Giorno del rispetto e della diversità culturale", che in Venezuela diventa "Giorno della resistenza indigena". Non svanisce la sofferta memoria della conquista e della colonizzazione, mentre la cultura e la lingua spagnola si spandevano sulle  nuove terre e la Spagna andava integrando nel suo regno parte delle sue conquiste, costruendosi uno Stato. Col Columbus Day si completa il quadro dei festeggiamenti di una scoperta che s’intitola finalmente al suo vero autore, a quel Colombo che quattro secoli fa si avventurò sui mari in cerca di nuove vie di transito o, forse, della sublimante emozione dell’avventura, giocandovi la vita. Lo festeggiano vinti e vincitori, scopritori e scoperti. Naturalmente, ciascuno a suo modo.





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